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AI, quando “i” sta per italiana

Parte dal calcolatore Leonardo l’intelligenza artificiale nostrana. Tanto per non derogare dalla tendenza assoluta dei nostri tempi il modello che si sta studiando si chiama Italia. Quindi da Leonardo, calcolatore di Bologna, le esercitazioni per produrre la prima intelligenza artificiale nostrana.

Si tratta del cosiddetto “large language model”. Tutto in italiano. Tanto per dimostrare che con la lingua di Dante si può dar vita anche ad alta tecnologia.

Tutto è iniziato dalla startup partita otto anni fa e oggi conta di finire il lavoro prima della prossima estate. A parlarne al Sole 24 Ore è il fondatore di iGenius che sta lavorando sul progetto: Uljan Sharka. L’obiettivo era quello di leggere ed elaborare elementi in grado di saper leggere un’impresa. Quel prodotto ha avuto un grande successo e ne sono stati subito pensati i possibili sviluppi o le ulteriori applicazioni.

Si prospetta la modificazione di chi lavora tanto da creare ricchezza nel Pil entro il 2030 e un ruolo tutto nuovo di chi opera con questa tecnologia. Le applicazioni potranno apprezzarsi sugli smartphone, nella tecnologia in dotazione alle automobili e agli elettrodomestici.

L’obiezione che si fa in sede di studio sulle conseguenze di queste applicazioni guarda all’uso della lingua come possibile modificazione degli usi linguistici ma anche della forma di pensiero dei molti che adottano la tecnologia. Il vantaggio di questo Made in Italy consiste nel non infrangere le regole europee sul diritto di privacy e quelle ancor più delicato dei diritti d’autore.

L’architrave della struttura congeniata consente di essere assimilata da chiunque senza per questo assorbire dati, cognizioni, elementi nozionali di proprietà altrui. Questa la garanzia dei suoi programmatori.

IN ciò, si ritiene, di assolvere al monito che deve levarsi, non solo sulla cattiva applicazione dell’intelligenza artificiale, ma anche contro l’assunzione di conoscenza in grado di controllare interamente lo spazio vitale di azione. La lusinga letteraria per sollecitare un soggetto nuovo dedicato a questo tema sta nell’eccessiva concentrazione di sapere, quindi di potere.

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