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mercoledì, Marzo 19, 2025

Addio Lucio Villari

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Alba europea in “Affrica”

“ Aiutiamoli a casa loro “. Il famoso motto con cui a destra si rispondeva all’impraticabile solidarietà professata a sinistra trova modalità di attuazione nel primo governo di destra dal secondo dopoguerra.

La posta in gioco sono cinque miliardi e mezzo in euro come dotazione. La prima idea di programma basata sui pilatri della crescita di una qualsiasi società. L’architrave è quindi fondato da: istruzione, salute, agricoltura, acqua e energia.

Si inanellano così una miriade di “progetti pilota”. Si prospettano, quindi, centri universitari in Marocco, basi produttive in Kenya di biocarburanti e altro ancora. L’Italia se tutto questo fosse vero, se tutto si realizzasse, dovrebbe rappresentare una base di regia dalla quale articolare ogni intervento di crescita. Le insostituibili braccia dovrebbero essere però rappresentate dal know how che solo l’Unione Europea possiede. La stessa Unione che finora ha fatto orecchie da mercante sul grido di allarme arrivato dall’Italia in merito all’emergenza immigrazione clandestina.

L’obiettivo prima dovrebbe consistere nel mettere i paesi africani in condizione di salvaguardare da soli sulla autonomia energetica che è il pilastro dal quale si costruisce l’industria e la crescita economica per qualsiasi paese. Ma, anche in questo caso, le braccia e la mente che partirebbero dall’Italia sono di derivazione europea.

Siamo in ambito in cui il condizionale è d’obbligo perché tutto questo consiste in un lavoro proclamato nella giornata di oggi in Senato con le massime autorità di una sorta di unione degli stati di Africa.

L’Italia e il suo governo rispolverano il tanto discusso Piano Mattei, sul quale molti all’opposizione dubitano e ne contestano la fattibilità. Come il grande nume del Novecento caduto nel famoso incidente aereo, però, si persegue quell’intuizione sul creare rapporti preferenziale coi paesi dell’Africa.

Sono i contenuti espressi al vertice ItaliAfrica, ancora in corso a Roma. Si dà inizio, quindi, alla presidenza italiana del G7. Si tratta di passaggio fondamentale dal quale però debbono conseguire tante attività insostenibili solo dal nostro paese. Hanno partecipato quarantasei delegazioni e quindi capi di Stato più otto capi di governo arrivati dall’Africa.

Scetticismo espresso da Italia Viva e da Azione per la pochezza di fattualità immediata – ma chiaramente si tratta di una prima pietra da cui fondare questo grande edificio. Attenzione invece da parte del Partito Democratico.

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