Un buco nero super-massiccio, al centro di una galassia. Se ospita un altro buco nero più piccolo è possibile un movimento lungo la sua orbita. E questo buco nero piccolo finisce periodicamente per attraversare il disco di accrescimento del buco nero più grande.
È stato anche chiamato un buco nero col ‘singhiozzo’. Non è uno scherzo, non è la trama di un film comico ambientato in un contesto di fantascienza. Si tratta invece di una rilevazione scientifica importante che tiene le pagine su diversi notiziari, anche generalisti.
Questo buco nero è stato rilevato volta al centro di una galassia che dista ottocento milioni di anni luce dal sistema solare. Ci si è accorti di questa presenza anomala perché per quattro mesi ha emesso pennacchi di gas ogni 8,5 giorni.
Le spiegazioni date guardano al secondo buco nero come ragione di questi colpi. Un piccolo buco che gli ronza attorno. Sempre i fisici hanno stabilito che con buona possibilità ha periodicamente attraversare il suo disco di accrescimento.
Uno stato come questo non è stato mai osservato. Era stato solo considerato solo in via teorica. Quindi se ci fossero altre conferme si arriverebbe a conclusione per cui possono esserci altri buchi neri nell’orbita di questo disco di accrescimento.
C’è stato bisogno di venti telescopi lanciati nello spazio per vedere tutto questo. Le distanze sono nei termini di ottocento milione di anni luce. Le simulazioni hanno confermato questo che possiamo dire, con buona licenza, punto di osservazione.
I risvolti etici ed estetici su questa rilevazioni sono diversi. Supporre un male dentro a un male più grande che precedentemente non avevamo potuto scorgere interessati dall’evidenza più grande. Oppure svelare un capolavoro dentro un capolavoro d’arte che ne connota e ne significa la collocazione in ambito significazionale del tutto diverso. Questo ed altro.
Le osservazioni sullo spazio servono a dare spazio a ciò che altrimenti è precluso alla percezione.