Anima talmente tante polemiche che già c’è qualcuno che si chiede come faremo senza di lui. C’è invece chi sospetta che il suo vizio originario consiste nel riuscire a far parlar tanto, troppo, di lui. Tanto da far invidia.
Donald Trump ne ha combinata un’altra e tutti gli animi dei puri di cuore si sono agitati. L’ex presidente degli Stati Uniti e ora candidato per esserlo di nuovo, ha inserito su Truth un’immagine in cui il suo rivale Joe Biden appare disteso su un fianco e legato mani e piedi con una corda. L’immagine è stata ripresa da un dipinto sul portellone posteriore di un pick up.
Michael Tyler, presidente del comitato bideniano alla comunicazione, è subito partita all’arrembaggio. “Trump incita regolarmente alla violenza politica ed è ora che la gente lo prenda sul serio, basta chiedere ai poliziotti di Capitol Hill che sono stati attaccati mentre proteggevano la nostra democrazia il 6 gennaio”.
Ma la novità più importante è la rivoluzione delle immagini che si è creata in questi ultimi anni. Un tempo a livello popolare veniva prese immagini che si attingevano dall’high class, dal potere, dalla cultura dominante, dalle tendenze in voga più forti che imperavano.
Oggi i massimi rappresentanti delle stanze dei bottoni hanno bisogno di riprendere dall’immaginario espresso nelle strade, tra la gente, nei quartieri popolari.
Non a caso non ha tardato a farsi sentire la risposta di parte di Trump. Un suo collaboratore ha risposto come a dare il massimo livello di verità che è stato solo attinto dalla realtà, selezionato dal senso comune, che “quell’immagine era sul retro di un pick-up che viaggiava lungo l’autostrada”. Quindi nessuno dello staff di Trump, l’avrebbe creata o istigata.
Selezionarla e rilanciarla tanto che ne parla o la veda tutto il mondo è già un modo per rafforzare quel che evoca questa immagine. E questo avrebbe fatto Trump. Ma rilanciare l’immagine e farne oggetto di polemica significa parlarne la seconda volta consentendo alla figura di arrivare proprio a tutti.
E non si può concludere il tutto con un ecumenico: “so’ ragazzi”, riferito sia a Trump, a Biden che al suo staff. Significa che proprio quello si vuole se si pretende che si parli di loro.