In Ucraina torna l’incubo nucleare a Zaporizhzhia che ha subito un attacco di droni. Rinverdisce il ricordo che ancora brucia sulla pelle degli ucraini e probabilmente ha ravvivato l’avversione nei confronti dalla Russia: il pericolo delle centrali nucleari.
In Medio Oriente si predica di trattative per la distensione, in altra sede Netanyahu parla tranquillamente di ostilità su Rafah. A che serve trattare di disarmo se da una parte si preparano altre invasioni? Se lo chiedono quelli di Hamas che sollevano interrogativi sul significato dei negoziati. Tanto che l’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che sono morte cinque durante il bombardamento israeliano sul campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza.
Altri due passi. Ma sempre verso la guerra non per la sua soluzione nelle dichiarazioni rilasciate dagli organi statunitensi per cui Mosca fa un gioco molto pericoloso. Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, dice che stanno stabilendo una cooperazione strategica con la Russia. Un rafforzamento della figura di Putin, se ce n’era ulteriormente bisogno. La Cina sarebbe potuta essere – e potrebbe esserlo ancora – un elemento mediatore nella distensione tra Russia e Ucraina. Dovrebbe svolgere un ruolo di equilibrio internazionale traendone vantaggi nel prestigio mondiale. Probabilmente dalla Cina chiedono come contropartita le mani libere su Taiwan.
Se il parlamentarismo internazionale è l’unica strada percorribile occorre anche stabilire cosa e chi deve sacrificarsi in questo gioco. E sono sempre i meno garantiti ad andarci di mezzo, a meno che il parlamento non si svolta in modo trasparente ed esemplare.