Amadeus è lo pseudonimo di Amedeo Umberto Sebastiani. È nato a Ravenna nel 1962. Trasferito a Verona con la famiglia ci resta fino a venti anni. Poi l’irresistibile ascesa. Qualche pausa, ma la marcia è stata incessante. Oggi si diffonde la notizia già nell’aria da tempo per cui lascerà la Rai. Sgomento. Caduta di uno dei pilastri di via Asiago cresciuto dopo varie esperienze ( 1986 Radio Deejay a Radio Capital Music, poi RTL per arrivare alla tivvù con come Deejay Television e Festivalbar, fino all’arrivo su Raiuno con Domenica In, poi di Mezzogiorno in famiglia, L’eredità e I soliti Ignoti ) e affermatosi proprio grazie alla programmazione Rai.
Il dilemma dei nostri tempi consiste nell’affermazione di un uomo senza qualità. Non suona il piano come Pippo Baudo né come lui vanta esordi teatrali. Non ha la simpatia sorniona di Corrado. Non ha il coinvolgimento del creatore del quiz, Mike Buongiorno. Perché dovrebbe restare impresso alla memoria Amadeus? Per i pacchi la sera? Per i Sanremo fortunati?
Cinque volte consecutive al Festival di Sanremo e poi anche direttore artistico, la sua consiste in un’ascesa di cui non si riconoscono le ragioni in un qualche talento. Mentre si riconoscono a Fiorello per la sua capacità di trascinare ospiti e pubblico in dimensioni umoristiche, oltre alle sue capacità di cantante, mentre si ammettono in Bonolis per il ritmo e il linguaggio mai banale, non si capisce il perché dovrebbe mancare alla Rai.
Quello delle clamorose rinunce ha fatto anche la storia dell’emittente di Stato con suoi protagonisti che non hanno trovato un ruolo al di fuori degli schemi e delle garanzie della Rai. C’è il fondato sospetto che lo stesso valga per Amadeus che non ha la capacità di coinvolgere un pubblico intellettuale o aspirante tale, come fa Fabio Fazio.
Ma sarebbe anche una banalizzazione il sentenziare con l’attribuzione ad Amadeus del nulla di cui è composta la nostra società oggi. Significherebbe che il nulla ha bisogno di rispecchiarsi in sé stesso dicendo: “se ce l’ha fatta uno così ce la posso fare anche io” – come Umberto Eco faceva dire ai telespettatori del cretinismo da Mike Buongiorno.
La ragione probabilmente va ricercata nella capacità di appianare le divergenze e i conflitti esistenti nella vita di tutti come nell’attualità. In tal senso Amadeus somiglierebbe a Fiorello e a chiunque riesca farsi passare sopra, come una lastra, la permanenza del conflitto che esiste in ogni dove. Detto così potrebbe essere in predicato del Nobel della Pace. Invece è tutto il contrario. La necessità della piattezza dal divergere sussiste come isola proprio perché i contrasti reali non si riescono più a risolvere.