Neanche il deserto è quello di una volta. A Dubai fiumi d’acqua stanno sommergendo l’aeroporto tanto che attraverso X si dà la comunicazione in cui si esorta a non partire per queste destinazione a meno che non sia assolutamente necessario. Si prevedono ritardi ma non quali, quando e quanto. Si tratta dell’hub aereo internazionale più praticato nel mondo. (Un dato che la dice lunga sulle intensità del turismo per come si esprime in varie parti del mondo e su quali siano le sue attrattive).
La definizione di “evento meteorologico storico” per il maltempo abbattutosi negli Emirati Arabi Uniti riporta a mente le diatribe sul cambiamento climatico ma soprattutto sulla sua complessità e sull’impossibilità di definirlo con una asserzione del tipo: riscaldamento globale o siccità. Altro che siccità. Proprio il deserto smentisce sé stesso.
Oltre 140 millilitri di acqua scaricati dal cielo in ventiquattro ore. La media è di 94.7 in un ano. Un uomo di 70 anni è morto quando il suo veicolo è stato travolto dall’acqua. Altri diciotto sono le vittime causate da questo nubifragio – lo ha riferito la polizia di Ras al Khaimah, l’emirato più a nord.
Essendo insolite le piogge negli Emirati Arabi Uniti le strade non hanno le infrastrutture di drenaggio proprio perché non se ne riscontrava la necessità.
Davanti il disastro imprevisto il Centro nazionale di meteorologia degli Emirati si difende dicendo che era stato prevista la copiosa precipitazione dal pomeriggio di martedì 16 al mattino di mercoledì 17.
Solo che il rapporto tra aspettativa ed evento conosce tempi troppo ristretti da quelli che potrebbero definire un vero e proprio rapporto di previsione ed evento. E quando si aspetta come certezza, l’evento è già in atto.