6 C
Rome
domenica, Marzo 23, 2025

“Volenterosi” dalla Cina … (forse)

Si intensificano i rapporti e si articolano gli interlocutori sul fronte ucraino

Ci ha lasciato George Foreman

Un protagonista, e deuteragonista del grande rivale col quale ha tenuto in tensione il mondo

Kiev è sola

Sembra un controsenso dalle cronache ma la condizione fattuale riporta al dato essenziale

Il tormentone italiano si chiama “debito pubblico”

Il Fondo Monetario Internazionale ci ricorda che dobbiamo aggiustare il nostro debito nuovamente debordato. Complice le dissipazioni avvenute coi vari bonus edilizi l’Italia si trova nuovamente a rincorrere. Potrebbe tornare il vecchio spettro dello spread: la discrepanza tra debito e deficit in relazione alle performance tedesche. Solo che forse oggi cambia il termine di paragone facendosi ancora più arduo l’obiettivo di essere all’altezza della tenuta dei conti pubblici.

In due anni è aumentato dal 47,8% al 50,3%. E a garantirlo per la buona metà sono le nostre banche.

La Banca d’Italia riporta che è aumentato di 22,9 miliardi. Il dato è di febbraio. In soldi siamo a 2.872,4 miliardi. Abbiamo una macchina dello Stato che brucia troppo danaro e si muove poco. Per tanto lo Stato deve fare i debiti per coprire i costi del suo mantenimento. Siamo a quattordici miliardi che non si raccolgono dalle tasse ma da chi investe sul brand del nostro paese.

Ma sono le amministrazioni centrali ad accumulare più debito. Inalterate invece quelle locali così come gli enti di provvidenza.

Secondo Unimpresa a darci i soldi a fini di investimento sono prevalentemente le banche italiane insieme a la Banca d’Italia. Hanno più la metà del nostro debito, pari a millequattrocento miliardi su duemilaottocento. Ma ci sono anche i fondi d’investimento stranieri (26,5%) e il risparmio delle famiglie (10,9%). In questo modo sono aumentati in un anno di ottanta miliardi.

Rimediare significa fare tagli alla spesa pubblica. E sempre più tagli per evitare di aumentare le tasse e trasformare questo paese in un luogo totalmente invivibile dove chi può se ne va. Ad altre chiacchere sull’efficienza del settore pubblico e sulla crescita economica oramai non crede più nessuno.

Sorprende come nel dibattito questo tema non affiori come centrale. Sarà invece il perno delle polemiche su ogni questione, ivi compreso il problema su come riusciremo a sostenere la sanità pubblica universalista. In tal senso occorrono riforme che vadano ben oltre la retorica ma sappiano toccare i veri gangli di un funzionamento all’altezza dei nostri tempi. Tra i problemi una macchina statale ipertrofica oramai non serve a nessuno. Ci si deve liberare di molti pezzi.

E per restare nel tema decidere noi di quali pezzi fare a meno prima che siano altri a scegliere i pezzi da portare via.

TI POTREBBE INTERESSARE

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Seguimi anche su:

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe

Latest Articles