Tre milioni di italiani rinunciano a curarsi. E anche questo è un dato discusso perché cambia a seconda delle stime statistiche. Di fatto c’è almeno un italiano su venti che rinunciano alle cure per tanti problemi insiti nell’entrare in un percorso di cura per problemi di lungaggini o di alternative troppo onerose presso la sanità privatistica.
Coerentemente allora il governo della repubblica interviene sulla domanda di salute: troppe prescrizioni, troppe visite ed esami … Tutte misure atte a cautelare il medico, qualora arrivassero denunce per imperizia nell’assistenza sanitaria. Di conseguenza i medici prescrivono in automatismo o almeno con troppa facilità.
È un altro problema nel mondo della Sanità. Che però non ha relazione col primo. E non si capisce allora come limitando la potestà di prescrivere in automatismo si possa migliorare il livello del servizio sanitario.
La logica è del meno visite, meno intasamento nelle case della salute come negli ospedali. Ed è lì che il nostro sistema si avventura in irti concetti. Almeno da dimostrare. Secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci si guarda alla “appropriatezza prescrittiva”. Innanzitutto si frenano i medici di famiglia poi gli specialisti. Evitare gli sprechi.
Quindi l’analisi consiste nel fatto che se ci sono prescrizioni tardive è dovuto a esami diagnostici inutili che rallentano il corso di smaltimento delle prestazioni. Si ripete il danno della “medicina difensiva” e lo si pone come concausa dell’altro danno della medicina rallentata (il neologismo è mio).
Chiaramente la misura che si sta preparando consiste nel controllo. Ciascun medico dovrà segnalare l’obiettivo diagnostico per cui è stata prescritta l’esame delle specifiche condizioni. L’indirizzo è quello di tracciare le prestazioni per aree diagnostiche. Ciascun medico sostanzialmente avrà un tetto superato il quale verrà segnalato e probabilmente dovrà giustificare l’eccesso di richieste di diagnosi.
I rispettivi governi territoriali avranno modo quindi di allineare i medici che scrivono troppo. Si parte dall’azienda sanitaria e si arriva all’ente regione. Quindi lo strumento lo crea il governo nazionale ma sarà quello territoriale a dover usare la clava.