In occasione del Giubileo nelle metropolitane si è in predicato di impiantare un sistema di videosorveglianza in grado di riconoscere l’identità della persona attraverso i tratti del volto. Il servizio di telecamere ovvierebbe alla pratica del riconoscimento attraverso i documenti, per altro facilmente contraffabili.
È intervenuto allora il Garante per la protezione dei dati personali. Ha inviato la richiesta di informazioni a Roma Capitale. Vuole sapere di più e nel dettaglio sul progetto di videosorveglianza.
Le telecamere di cui si dà piena informazione agli avventori hanno la funzione di prevenire anche “azioni scomposte”, vedere l’effettuarsi di “atti non conformi”. Gli aspiranti borseggiatori sarebbero informati preventivamente e probabilmente scoraggiati da effettuare atti criminosi.
Ma la faccia consiste l’elemento di identità per eccellenza. Appartiene indissolubilmente al possessore ma nessuno gliela toglie. L’esser tolto consiste solo nella riservatezza che il soggetto ha diritto sia a lui riservata nell’effettuazione di un’attività attinente solo alla sua persona. L’obiezione del tifoso di questo principio sosterrebbe che un dato personale come lo spostamento in metropolitana, se riservato per motivi personalissimi, potrebbe diventare nozione soggetta a recezione attraverso una semplice ricerca investigativa.
Nella presentazione del sistema è stato specificato che i dati verrebbero cancellati dopo un tempo determinato dal riscontro. In più si chiarisce che ad essere identificato non è il volto in senso banale dell’immagine fotografabile del soggetto, bensì gli elementi descrittivi dei suoi tratti somatici. Sarebbero,in sostanza, una miriade di nozioni numerali in grado di stabilire la distanza degli occhi, l’altezza della fronte, la lunghezza del naso … E anche quei dati numerici sono assolutamente identificatori come una fotografia, solo non possono essere divulgabili.
Arrivano però comunque a un cono di bottiglia in cui si attesta che una persona, con un codice identificativo, è passata attraverso quella stazione ed ha fatto quel percorso.
Lo stesso sistema è stato proposto negli aeroporti al fine di evitare le lungaggini e file al check in.
Ma c’è una parte dell’organizzazione dello Stato che pone dubbi e frena su questa avanzata. Come se in questo grande organismo ci fosse uno zoccolo duro analogico in contrasto all’evoluzione digitale.
I favori arriveranno a questo ultimo partito dell’innovazione. Ma non per motivi etici bensì sarà dimostrato che con questo sistema dell’identificazione attraverso telecamere sono state rilevate dinamiche criminali e individuati i colpevoli. Dati inimmaginabili pochi decenni fa: per vincere il digitale ha bisogno dell’immaginazione percettiva.