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mercoledì, Marzo 19, 2025

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La possibilità di divorziare ebbe un sussulto cinquanta anni fa ma si riprese subito grazie al referendum abrogativo dove però vinsero i “no”. Accadde il 12 e 13 maggio 1974. Votarono l’87,7% degli aventi diritto. Al di là dei partiti, ciascuno con la sua indicazione di voto, la descrizione del fenomeno, in cui compattamente la laicità del matrimoni fu proclamata dai cittadini, si dispiega attraverso il voto delle donne. Si tratta sempre di interpretazioni storicistiche perché nessuno può dimostrare con evidenze scientifiche se effettivamente il voto delle donne fu determinante.

Di sicuro il voto dette una grande spallata al sistema scudocrociatocentrico che da trenta anni governava indisturbato con la temporanea collaborazione episodica di socialisti, liberali e repubblicani. Due fette del parlamento tagliate fuori. Erano i comunisti di Berlinguer e i fascisti di Almirante.

Nell’insieme circa il trentotto per cento dell’elettorato che non aveva e non doveva avere possibilità di accedere alle leve del comando. Ebbene, in questa nuova veste decisionale della nostra Storia entrarono di forza. Ma ci entrarono con il voto delle donne, sempre nell’interpretazioni a cui prima si accennava.

La posizione dell’Msi infatti si dichiarò contraria al divorzio. Questo non per motivi etici, ma del tutto politici. Almirante stesso ammise che una vittoria come questa qui avrebbe dato grande impulso all’avanzata delle sinistre in quegli anni costantemente crescente.

Ma anche il Pci non vide di buon grado questo referendum con l’obbligo di doversi pronunciare facendo cosa sgradita alla Democrazia cristiana con la quale invece intendeva allearsi nel progetto di “grande compromesso storico”.

Votarono trentatré milioni di persone. il Sì totalizzò il 40,7%. Il No arrivò al 59,3%. Non ci fu storia. Un corso della nostra Storia invece si stava realizzando. E a nulla valse la crociata messa in piedi dalla Dc col Movimento Sociale Italiano a la Destra Nazionale. Il partito Comunista, Radicali, Socialisti, Repubblicani e Liberali poterono festeggiare per la prima e rara vittoria del fronte laico e progressista. Il binomio divenne ben presto il titolo di una proposta politica.

Ma lo scossone avvenne nel mondo della Chiesa che mostrava di non aver capito il popolo dei suoi fedeli coi quali aveva un rapporto quasi quotidiano. Erano in molti di assoluta fede cattolica ad aver votato per il “no”, cioè no all’abrogazione della legge approvata qualche anno prima. Buon profeta fu Don Franzoni che si era dichiarato favorevole al mantenimento della legge.

Nel quadro politico generale si assistette alla fine di Amintore Fanfani, proprio lui, l’inventore della formula del centrosinistra nuovamente doveva vedere un altro protagonista portarla a compimento. Nel 1963 fu Aldo Moro. In quel 1974 era Benigno Zaccagnini che divenne segretario della Dc.

Ma l’onda che doveva travolgere istituzioni e casematte di un mondo arroccato a vecchi santuari di potere si arrestò ben presto. Ben altri fattori inquietanti si sommarono alla semplice costatazione che oramai anche in Italia ci si poteva lasciare dopo essersi sposati.

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