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IL 26 marzo 2025

La scena cambia perché i rapporti di forza restino così come sono perché più rassicuranti

Fine vita ma non finisce la polemica

Un percorso ancora lungo e irto di contraddizioni

Cinquantacinque anni fa sulla Luna

20 luglio 1969. La navicella spaziale dal nome Apollo 11 fa l’impresa. Un rappresentante della specie umana arriva sulla Luna. Precedentemente questo era stato possibile solo nella fantasia di Ariosto fa compiere l’impresa ad Astolfo che nell’Orlando furioso prende l’incarico di recuperare il cervello perduto dell’epico Rolando.

Planando più a terra, nelle vicende della Storia, questa data – alle ore 22.17 italiane – segna il famoso “passo in avanti per l’umanità” – detto dai cronisti durante la diretta televisiva. Neil Armstrong era quell’uomo che aveva toccato per primo il suolo lunare. Dopo di lui Buzz Aldrin mentre a Mike Collins il ruolo di coperta rimanendo in orbita aspettando i colleghi per riportarli sulla Terra.

Chi si aspettava un viatico per altre grandi scoperte spaziali resterà deluso. Qualche altra missione poi l’impegno molto oneroso di raggiungere il satellite verrà accantonato. Sono esperienze però che segnano l’altra grande conquista dell’orbita attorno alla Terra e il collocamento di satelliti tecnologici in grado di migliorare la vita sul pianeta effettivamente vissuto garantendo sempre una prospettiva dall’alto.

Sempre restando in termini strettamente concreti ha significato la vittoria degli Stati Uniti sull’Urss in quella guerra fredda combattuta anche a livelli di dimostrazione della capacità di erogare tecnologia, scienza e sapere attraverso nuovi traguardi per l’umanità.

Ora la missione sulla Luna è affidata alla tecnologia. Col programma Artemis 2 il satellite artificiale a settembre 2025 orbiterà attorno alla Luna. Nel 2026 Artemis 3 porterà la prima donna e il prossimo uomo sul suolo lunare.

Si prevedono altre missioni denominate allo stesso modo, così come annunci sulla commercializzazione del viaggio nello spazio. Questo per dire come il superamento della condizione terrestre conviva nei progetti dell’uomo di questo secolo. E serve a poco ricordare l’esempio di Heidegger della fotografia della Terra dallo spazio per ammonire sul pericolo di questo disarcionamento che ci consegna tutti nelle mani della tecnica. E anche l’utopia appena accennata della ricerca prossimo ventura di una casa diversa da questo pianeta per gli uomini incapaci di governare la trasformazione del luogo di partenza, fornisce ulteriori suggestioni al senso della conquista.

Quello che un tempo furono le Indie propriamente dette o le Indie oltreoceano, in altro tempo, oggi il governo dello spazio offre nuovi orizzonti all’incapacità contenitiva della ricerca dell’oltre da noi.

Ed è la ricerca di nuovi confini percettivi la spinta da cui nascono scienze e arti. Forse dovrebbe concentrarsi meglio anche su obiettivi più terreni.

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