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mercoledì, Marzo 19, 2025

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Dubbi da PNRR

L’Italia cresce poco. Dati Istat e Banca d’Italia evidenziano il respiro corto che ha avuto e sta avendo il PNRR.

A conti fatti, secondo la Banca d’Italia, il Pil nel 2024 salirà dello 0,8%. Scordiamoci l’uno. E sembra un dibattere inutile di decimali ma in verità rappresentano moltissimo in un contesto di difficoltà generale riguardante oramai tutta l’Europa.

Giorgetti aveva anche preparato alla disillusione con la spiegazione attraverso argomentazioni tecnicistiche relative al ricalcolo di alcuni parametri.

Se l’Italia cresce poco va detto anche che va meno peggio della media europea. Ma se è vero per questo anno le previsioni non danno altrettanto margine per l’anno successivo. Quest’anno l’Italia su l’Europa sta a un più 0,2% ma il dato è per questo anno. Il prossimo anno sembrano dire: chi vivrà vedrà. Ma le proiezioni che si usano in economia sanno ponderare al dettaglio le realistiche prospettive di ciascuna economia e nell’età della tecnica sbagliano meno di quando fotografano l’attuale. Il rapporto, semmai, è di una revisione totale della dimensione di errore per cui a contare non è la condizione effettiva, ma i numeri. Sempre e solo i numeri. Ma questo ci porterebbe troppo lontani.

E anche se il nostro paese ha ancora da giocarsi tutte le carte offerte dal PNRR – che nel complesso vale 194 miliardi di euro – il pessimismo sulle possibilità di farcela in condizioni di tale deficit non diminuisce. Ma è anche vero che i terroristi del debito debbono ricordare che, di questi, settanta sono a fondo perduto. Gli altri a tassi agevolati.

È soprattutto vero però che il nostro paese ha speso solo 67 miliardi. In ogni caso pare che tante risorse, sia quelle effettivamente arrivate che quelle in programma, non abbiano fornito un gran che. Ma se ha ragione chi ritiene che se non ci fossero state saremmo in una condizione peggiore confermano quanto la nostra economia arranchi. Sia con risorse speciali che senza.

Ma sorge anche il dubbio iperbolico sulla destinazione di questi fondi speciali del PNRR. Giusto l’investimento sull’adeguamento delle infrastrutture a standard da terzo millennio, ma siamo sicuri che nello specifico gli obiettivi erano giusti?

L’errore non è quello di continuare a sostenere un modello di sviluppo conosciuto, consolidato, quindi con poco coraggio verso l’innovazione?

Ma il dubbio da sfera teorica non attiene alle discussioni economicistiche fissate esclusivamente sulla certezza dei numeri. E quella ci teniamo.

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