Le notizie che ci interessano riguardano sempre eventi delittuosi, sciagure, crisi politiche, pericoli per il nostro stato di cose. In termini scientifici si chiama negativity bias. Ed è su questa costante che continuiamo a vivere in autotutela e guardare con nostalgia i tempi andati. È che non ricordiamo esattamente come erano quando si svolgevano nell’effettivo corso delle cose.
Sono gli argomenti esposti dallo psico-scienziato Steven Pinker alla festa de IL Foglio.
Il problema è che anche se abbiamo fermamente a memoria la negatività di quell’esperienza specifica non riusciamo più ad apprezzare il forte impatto avuto in noi e neanche il contesto assai poco favorevole in cui si è prodotta. Ed è per lo stesso motivo per cui i politici di un tempo ci appaiono molto più avveduti, avanzati, colti e capaci di grandi sintesi. Non memorizziamo a sufficienza il clima di intimidazione in cui eravamo esposti con tanti eventi come la guerra fredda, il bipolarismo e il conflitto in Vietnam.
Oggi, a ben guardare, “si vive tutto in tempo reale e tutti possono ‘fare i giornalisti’, cosa che cambia la percezione del pubblico”. Ma invece se stacchiamo lo sguardo dal momentaneo ed episodico di facciamo partecipi di grandi mutazioni positive nel corso delle cose in atto. Pinker le ricorda una per una: si vive di più, ci sono un miliardo di persone in meno nell’indigenza, si è alzato il livello intellettuale medio nella popolazione.
Lo stesso bilancio positivo però, secondo Pinker, non si può adottare nell’esercizio del libero pensiero. “I professori sono per la maggior parte di sinistra, e tendono ad assumere persone che la pensano come loro. Ma l’unica maniera per progredire nella ricerca è dibattere con chi la pensa diversamente”. E ancora: “I programmi di diversità e inclusione nelle università e nelle aziende”. Sempre Pinker: “tendono ironicamente a escludere, perché pongono una serie di standard per poter essere accolti. Cosa che porta ad adeguarsi e conformarsi alla mentalità dominante”.
E dopo aver affrontato la circolazione del libero pensiero un’occhiata va data anche alla vera diffusione della democrazia come pratica effettiva e come metodo. “La democrazia è sfidata dalla viralità dei social e dal fatto che non è il sistema più naturale per governarsi, quale sarebbe invece avere un leader forte che comanda. Ma quello democratico resta il sistema migliore”.
La puntualizzazione era necessaria altrimenti tutto il precedente impianto avrebbe assunto ben altro aspetto. Ma anche questo timore e questa aspettativa probabilmente fanno parte della negativty bias. E come ce l’abbiamo ce la teniamo.