Si fa sempre un gran parlare di metodiche ed obiettivi legati alla legge finanziaria. Lo si fa in quel periodo di fine ottobre inizio novembre che è il momento topico in cui il governo in carica approva la sua manovra e la affida alla discussione con gli annessi del solito gioco delle parti di favorevoli o contrari.
Nell’esatta verità il regolamento contabile non fa altro che fare il punto sulla situazione stante e prevedere un quadro di disponibilità per ogni voce di bilancio sulla quale versare la propria attenzione. Le risorse sarebbero così direttamente proporzionali all’attenzione riconosciuta all’ambito in cui sono destinate, ma anche alla polemica sollecitata nella fatticità del momento in corso.
Oggi l’oggetto del contendere pare proprio essere prioritariamente la Sanità tale e tanto è il divario di efficienza del servizio con le attività private che gradualmente hanno spodestato il servizio pubblico tale da renderlo fortemente inattuale. Ed in un paese dove un articolo della Costituzione, il numero trentadue, proclama l’universalità del diritto alla cura, appare come una sconfitta oltre che un controsenso inaccettabile.
Ed è per questo che maggiori risorse dovrebbero essere indirizzate alla Sanità. Ma è anche vero che una questione sospesa riguarda anche le modalità di gestione della cura per la Salute erroneamente delegate ai singoli enti regione.
In più il pianeta Sanità non è quello dei tempi dei costituenti. Innovazioni di conoscenza e di tecnologia, insieme all’urgenza di aggiornamento sugli stessi, danno allo specifico settore la necessità di un’attenzione tutta speciale che non può essere regolata dai poteri territoriali. Altro che Autonomia Differenziata! Si avverte la necessità di maggiore accentramento e responsabilità negli acquisti, come nelle disponibilità di innovazione.
Ma se tutto questo evidenzia una conseguente necessità di risorse, la medesima condizione postula altrettanta necessità di maggiore forza impositiva. Oppure di tagliare fortemente in altri settori per destinare risorse proprio alla Sanità. Facile a dirsi assai più difficile farsi, perché nel nostro paese ciascuno è partigiano del proprio dicastero ed urla, strepita, si fa difendere da mamma santissima quando insidiati i propri bastioni.
La lunga premessa per dare corpo all’asserzione del ministro Giancarlo Giorgetti per cui la manovra mette mano a ciò che c’è, non inventa nulla. “È frutto del nostro lavoro, frutto dei dati del 2024 che sono giudicati positivi da tutti gli osservatori nazionali ed internazionali. Anche i dati dello spread di oggi ci confortano”. Lo ha detto rispondendo al question time in Senato.
E poi ci sono le condizioni generali di cui questo governo gode. Consistono nelle “condizioni di finanza pubblica per abbassare le tasse ai redditi medio-bassi”. Sui mercati il differenziale Btp-Bund è in ribasso, sui livelli minimi degli ultimi 3 anni. Ma è vero anche perché le altre economie d’Europa, in testa a tutti quella tedesca, sono in crisi.
E c’è il caso in cui quando gli altri sono più in crisi di te il tuo corpo appaia perfettamente in salute. Questo vale sia per le finanze che per la Sanità.