Fa impressione nella giornata di oggi leggere il quotidiano La Repubblica con l’apertura dedicata alla notizia per cui la RAI ha perso l’esclusiva su Sanremo.
La scelta evidenzia la gerarchia, non solo notiziale, anche di strategia strettamente comunicazionale. In termini di offerta si predilige la nota, pur ampliamente assimilata da tutti gli interessati, in luogo della capacità evolutiva per ripercussioni oggettivi e approfondimenti.
L’osservazione non si aggiunge alla marginalità dell’argomento perché mostra le ragioni di scienza di un gruppo editoriale con la probabile interpretazione sulle tendenze attualmente in atto.
Non fa chiaramente meraviglia il fatto di trovare evasivo l’argomento Sanremo rispetto a tre guerre in atto e il sistema francese in crisi. Neanche l’imposizione di un’eloquente evasione rispetto il dover essere del tragico sul piacevole. Perché difficilmente può esser interpretata questa come una vittoria del libero mercato in Italia rispetto i monopoli.
Ammesso il fatto per cui gli italiani hanno maggior bisogno di notizie di alleggerimento rispetto alla tragicità dell’attuale la domanda che rimbalza riguarda la missione di chi opera nel mondo dell’informazione inerente l’attualità . Si deve far funzionario di quanto richiesto senza svolgere alcun tentativo di indirizzo. Pare essere la regola.
Se gli storici del futuro dovranno prendere il quotidiano Repubblica dovranno rilevare che la notizia di maggiore interesse oggi fosse Sanremo. In questo modo la crisi apicale di questa professione consiste nella rinuncia a priori di essere storici dei nostri tempi.
Si distribuisce quel che c’è sulla base di quanto sia edibile dai fruitori. E la parafrasi del mangiare potrebbe continuare ancora a lungo.

