Quando i simbolismi vengono rimbalzati nelle fattualità storiche c’è sempre necessità di tornare all’originario riprendendo un tempo in cui si riteneva di esprimere la piena autenticità. In tal senso si rispolvera il vessillo simile a quello fatto garrire durante la guerra di indipendenza dalla Francia. La nuova Siria cambia bandiera adottando il tricolore orizzontale e centralmente tre stelle. I colori che si alternano sono il rosso, il bianco e il verde. Seguono le rappresentazioni visive del sangue versato dai patrioti, la pace e l’oppressione prima della rivoluzione araba e il rovesciamento della monarchia egiziana da parte di Nasser nel 1952.
Le stelle verdi al centro rappresentano la Siria e l’Egitto che rappresentano secondo i rivoluzionari la Repubblica Araba Unita. Lo stato durò poco. Comprendeva Egitto e Siria e si sostenne dal 1958 al 1961.
Il rovesciamento durato quasi sessant’anni di oppressione dalla stirpe di Assad doveva in qualche modo essere sancito con qualcosa di solenne.
Ora la nuova repubblica inizia una nuova vita e la sua bandiera deve essere la manifestazione tangibile. Guidata oggi da Bashar al-Assad del Partito Ba’ath si afferma finalmente come nazione indipendente.
Le tre stelle rappresentano i tre distretti principali: Aleppo, Damasco e Deir el-Zor. E poi non poteva mancare il verde pare fosse il colore preferito dal profeta Maometto.
Vanta anche di essere collocata storicamente nel 1932 ad Aleppo quando fu issata e successivamente adottata. Ripresa con l’indipendenza dalla Francia, nel ’46, con la prima vittoria e successivamente con l’indipendenza assoluta.
Ci sono quindi tutti i motivi di orgoglio nazionale per continuare ad essere adottata come simbolo. Ma ne 1980 il primo Assad, padre di quello che se l’è data in Russia, ripristinò una bandiera del ’58, quando la Siria faceva unità con l’Egitto di Nasser. I fondamentalisti oggi non potevano che tornare alle origini.