Trump fa molto parlare di sé ma tra il parlare, annunciare, confrontato al fare, trova il solito e solido mare.
Dazi al venticinque per cento ventilati in ogni dove porterebbero la reazione di un incremento inflattivo nei diversi paesi diversamente stimato. Ma non è detto che questo comporti alcun grande scossone. Ad esempio, la nostra economia esporta in America genere di lusso che va dal parmigiano a prodotti di grande pregio che non dovrebbero trovare problemi nell’incremento dei costi.
Ma quel che fa paura consiste nell’effetto delle decisioni rapide in un mondo che va lentamente. Anche nei disastri annunciati. Proprio oggi pare che, secondo il New York Times, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontri alcuni alti funzionari, tra cui il segretario di Stato Marco Rubio e il segretario alla Difesa Pete Hegseth. Insieme valuteranno se adottare misure sull’Ucraina. Si parla quindi di sospensione o l’annullamento degli aiuti militari americani all’Ucraina. Tra queste anche le ultime spedizioni di munizioni e attrezzature autorizzate e pagate durante l’amministrazione di Joe Biden.
Vedremo se sarà conseguente alle annunciazioni il comportamento di Trump. C’è che tra il volume di detrattori questo continuo far parlare di sé avvicina alla soluzione di problemi, anche se difficile capire se questa soluzione ci piacerà.
Lo iato tra le annunciazioni e le concrezioni, pur riducendosi al minimo – essendo di natura aspra le parole tale da sostituirsi alla ruvidezza dei fatti – non deve farci perdere di vista il dato. E questo ancora non lo abbiamo.
Non si tratta di considerarsi fortunati solo perché il peggio non è ancora arrivato. Come quel tale che cade in picchiata da un grattacelo e prima dello schianto si ripete “fino adesso tutto bene”.
Si tratta invece di investire il reale e farlo cosa propria prima che gli altri se ne approprino totalmente. E questo grazie solo a petizioni di principio.