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In guerra a pagamento

L’esercito russo si scopre essenzialmente mercenario. Emolumenti di gran rilievo per coloro che si arruolano per andare a combattere in Ucraina. Lo riferisce un’inchiesta pubblicata sul Corriere della Sera. In questo modo l’esercito russo riesce ad arruolare cento uomini al giorno. In caso di sua dipartita in guerra vengono versati alla famiglia ventotto anni di stipendio, preso a standard l’emolumento di un maestro elementare.

D’altra parte non serviva il dato per immaginare che la milizia russa non era composta esattamente di persone con la vocazione alla guerra.

Ed è tanto più facile confrontare il livello etico dei guerreggianti, da una parte per la libertà del proprio popolo dall’altra per un incremento salariale. In questo divario la lama della morte che scende verticalmente, oltre che seguendo il caso, si pone come varia ed eventuale. E nel secondo caso si garantiscono compensi familiari perché la propria condizione è data per voluttuaria.

E se l’eventualità di morire in guerra è un rischio da dover correre per allineare la condizione della propria esistenza reale o sistemarla per i familiari è il sintomo di un problema sociale grande in questo paese.

Le ristrettezze relative alla individuale libertà di espressione non compensano con una garanzia sui sistemi di vita e su un modello, se non di benessere, quantomeno di minimo ottimismo per il futuro.

Lecito chiedersi, quindi, le ragioni per la tenuta di uno stato di cose che, pur passando dai rigori del socialismo reale e una modernità solo apparente, non ha cambiato alcunché nel pessimismo di fondo presente nel popolo russo.

Si capisce anche meglio la capacità di offrire una resistenza morale infinita nelle fasi conflittuali in cui il popolo è stato chiamato a dare risposta in modo militare. La Russia ha una dimestichezza con la soluzione militare ai propri problemi in politica internazionale ed è quindi anche non sorprendente la normalità della guerra o almeno dell’impegno militare nella coscienza della cittadinanza.

Ad una giusta perseveranza nell’adozione delle regole democratiche in Europa, si antepone, quindi, uno spirito guerriero che però non è fondato sulla fierezza e l’orgoglio di sé. Almeno non del tutto, non in tutti i casi. Data è la facilità del ricorso alla guerra e la chiamata alle armi attraverso compenso.

Una spesa costante, quella della guerra in Russia, non semplicemente della Difesa. C’è da pensare alla necessità per la Russia di dichiarare guerra: un modo per tenere sempre all’erta un popolo che potrebbe infiacchirsi nel pessimismo creato dallo stesso regime.

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