Oltre 100 Paesi attendono di raggiungere un accordo sui dazi con gli Stati Uniti. “Siamo in una posizione di forza”, ha affermato. “Faremo ottimi accordi e, laddove non li faremo, li stabiliremo noi”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti. E chi se no? Quindi dopo che storicamente sconfitta la politica di ostentazione dei dazi con la relativa reazione oppositiva e le trattative che seguono rischiano di apparire un modello vincente nel mondo. Tutto sta se il primo dei contendenti, quello che inventa il gioco, gioca da una posizione di forza. O presunta tale.
The Donald a monte della vicenda con ala Cina è convinto di avere “probabilità molto buone di raggiungere un accordo” sui dazi.
E lo dice riaffermato il valore delle loro posizioni onde poi rivendicare l’equità dello scambio. Sempre secondo Trump ci sono possibilità di accordi anche con l’India, Corea del Nord e Giappone. Lo ha detto durante un programma televisivo. Lo riporta l’Ansa.
Affermato questo come modello tutto il resto ne conseguirà . Ne è convinto. Altri cento paesi vogliono raggiungere accordi similari. Una sorta di spirito di emulazione a cascata.
Si conferma il rapporto decisivo tra aspettativa ed evento sotteso in ogni contenzioso politico. E maggiore è l’attesa sensazionalistica della novità propiziata maggiore è la delusione dalla soluzione finale.
In questo caso della Storia stiamo tristemente aspettando la conferma di questa massima empirica.