Quanto detto da Donald Trump, quasi a svincolarsi dall’impegno di mettere pace tra i due, fornisce riflessioni sulla eccezionalità di questa guerra. Al di là delle motivazioni di ordine politico-strategico-culturale presente tra le due parti sussiste la radice di fondo di un odio secolare coltivato, in verità, special modo dagli ucraini nei confronti dell’imperialismo russo.
Tanti i precedenti che si perdono nella notte dei tempi fino all’acclamare come liberatori i militari tedeschi che invadevano l’Ucraina diretti in Russia. La strage di Chernobyl e altri regali indesiderati fatti dall’annessione involontaria nella terra sovietica non potevano sopirsi con la caduta del socialismo reale e la ridefinizione dei confini.
Quando subentra l’odio viene a mancare un terreno ragionevole, perché mediabile in termini spaziali, di trattativa. Ben disposta a regalare le sue risorse naturali agli Stati Uniti in cambio dell’assicurazione degli aiuti militari, la guerra col sostegno disimpegnato eticamente da parte di Trump si annuncia ancora lunga.
Ma è anche vero che non può durare in eterno. In alcuni reportage dati in Rai l’inviata avendo ascoltato l’orientamento della cittadinanza stanca dai tre anni di guerra si dice disposta a cedere per vederla finita. Anche a costo di cedere la Crimea! Moglio un’esistenza inautentica piuttosto che la fine di ogni esistenza possibile. Sono lati delle rispettive ragioni talmente unilaterali da non ammettere la possibilità di un contraddittorio con la speranza di dirimere le parti. Un buon terreno di esercitazione per gli esperti di geopolitica che paradossalmente hanno scenari molto ampi per congetturare ipotesi futuribili diverse. Difficilmente potranno essere smentiti da qualche fatto. L’unico fatto che pare avere una sua forza consiste proprio nell’odio.