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venerdì, Maggio 9, 2025

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“Una pace disarmante e disarmata”

Habemus Papam … Eletto da poco ha conseguito studi in Matematica e Filosofia ed è di ispirazione agostiniana. E questa non potrà che essere una novità nevralgica che sta a indicare la rifondazione della Chiesa, come quel Leone di fine impero romano, capace di tenere in piedi la Chiesa e rafforzarla quando l’architrave del potere temporale sussistente cadeva totalmente. Ma anche come il Leone a lui precedente che fondò la Rerum Novarum in grado di ricostruire un nuovo volto alla Chiesa in grado di dare risposte diverse e alternative all’avanzata del materialismo, del marxismo, dell’ideologia comunista.

Solo che oggi gli assaltatori di un impero che non esiste più ce ne sono molti. Ed invece la voce per gli ultimi della Terra, dei lavoratori, dei deprivati di ogni potere. La stessa voce decaduta e defunta con le due grandi eclissi del socialismo reale tramutato in capitalismo di Stato.

Ha già tenuto un discorso in piena regola. Forse l’inizio del suo manifesto di investitura. E non il semplice e bonario “buona sera” di Bergoglio. Di tante cose dette balza e deve essere messa a fuoco, comprendere meglio, la definizione della pace da ricercare: “disarmata e disarmante”.

Il primo dato (sempre discutibile) di “pace disarmata” è però facilmente comprensibile perché è il Papa a parlare. Sul “disarmante” si toccano le vette fortemente idealistiche del movimento pacifista più lanciato. E cioè: la pace come un incondizionato assoluto, al punto da abbracciarla come pratica anche se il nemico continua a provocarti con attacchi militari.

In questo senso “disarmante”. Quindi, per esemplificare, una pace con l’esercito ostile dentro casa è meglio della guerra. Lo stesso ridimensionamento della propria libertà è preferibile alla morte e alla scelta di dare la morte contagiandone il suo male. Ma intendeva veramente questo? Staremo a vedere.

Il cardinale Robert Prevost ora guida la Chiesa è nato a Chicago e si è laureato all’Università di Villanova nel 1977. Ma importante e decisiva la sua militanza sacerdotale in Perù dove lavora per molti anni. Quotato come centrista ha sempre mostrato tanta attenzione alle questioni sociali, quindi stimato anche dai progressisti. Amico degli emarginati ma si oppone a ordinare le donne come diaconi, per esempio, quindi è visto come conservatore sulla dottrina della Chiesa. Parla spagnolo, inglese e italiano. Si pone come sostenitore del rinnovamento della Chiesa. Ma il rinnovamento consiste in un giudizio dato dai giudicanti e non da una concreta pratica che si muove su categorie non chiare immediatamente alla “mondità del mondo”.

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