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venerdì, Maggio 9, 2025

Leone, un nome destinato alla Storia

Anatomia e prospettive di una denominazione avente in sé un destino

“Una pace disarmante e disarmata”

"Habemus Papam ... Cui sibi nomen imposuit: Leone XIV"

Premio David al cinema italiano

Non c'è espressione che celebra sé stessa di più al mondo che il cinema

Che cos’è l’Occidente?

Putin parla per dieci minuti. Non sono più lunghi i tempi di concentrazione di una persona media e i leader accanto a lui non fanno eccezione. “La Russia sarà una barriera incrollabile contro nazismo, russofobia e antisemitismo, e combatterà sempre le nefandezze compiute dai sostenitori di queste idee malvagie. Verità e giustizia stanno dalla nostra parte. Tutto il Paese, la società e il popolo sostengono i partecipanti all’Operazione militare speciale. Siamo orgogliosi del loro coraggio e della loro risolutezza e di quella forza dello spirito che ci ha sempre assicurato nient’altro che la vittoria”.

Nel discorso di oggi 8 maggio 2025 Vladimir Putin non menziona mai la parola “Occidente”. Lo rilevano molti punti di informazione e riflessione nostrani. Il cosiddetto “Occidente”, del resto, non era presente e forse non perché non invitato bensì perché ha deciso legittimamente di disertare la parata militare.

Quindi in assenza dovrebbe esser riconosciuta l’entità recentemente rivendicata. Perché chiaramente l’Occidente non è alcunché come concrezione statale, unita e organica di identità. Esiste però come insieme di nazionalità coese e impegnate nell’affermazione delle proprie identità nella realtà del pluralismo e del libero mercato.

Putin sancisce la vicinanza con la Cina. Si mostra in bella evidenza lo stare gomito a gomito con Xi Jinping. L’anniversario tondo consente di celebrare la vittoria della Russia e sollecita a dare la massima espressione di potenza in una realtà in forte cambiamento che domani potrebbe non riconoscere più questa sorta di primato e ridurre il vanto nella Storia a una mera constatazione da consegnare alle memorie come una reliquia. Ma non il diritto di esercitare un’influenza nel mondo. Quella è sempre più di marca cinese che non vede di buon grado l’instabilità offerta dall’amico di postazione Putin. Al fine di affermarsi ancor meglio nel mercato e nell’industria globali hanno bisogno di stabilità, quasi di cristallizzazione dei rapporti di potere. La stessa stabilita da loro da dopo la Rivoluzione Culturale del 1966.

Quindi se da una parte si conferma la relazione speciale tra Cina e Russia, dall’altra l’asse si mostra sempre più pendere, come sempre, dalla parte di quelli che hanno i soldi veri. Da parte russa però ci sono le armi. Ma non è detto che ogni contenzioso internazionale si possa rivolvere in questo modo.

Non a caso non si mette pontificare. Quasi a dire che la giornata di festa è la sua ma il vero festeggiato come padrone della scena è chi siede accanto a lui.

Si diceva: non menziona l’Occidente. Però si riferisce a “truppe alleate”. Con la specifica di ricordare il loro arrivo dopo le vittorie della Russia. “I rappresentanti delle varie etnie vincitrici del nazismo rimarranno nella storia come soldati russi”.

Ma si capisce che il Presidente russo ha quasi fretta di chiudere. Non è tranquillo. Tanta pomposa esibizione si potrebbe sgonfiare se improvvisamente saltasse fuori un petardo ucraino. È la tranquillità che manca a chi tiene sul filo il mondo.

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