Che si saranno veramente detti Trump e Putin al telefono? Miriade di articoli cercano di dare risposta esauriente a questa naturale domanda di tutti e riescono a ricomporre una ricostruzione attraverso gli scampoli di mezze dichiarazioni e ragionamenti accroccati dai diversi gabinetti presidenziali.
Dalla Casa Bianca dicono che sono aperti a un incontro. Dal Cremlino chiariscono che però questo incontro non è in preparazione. C’è da attendere. Il tutto sta nella percezione del tempo e nella volontà di prevenire le scadenze in esso scandite. Ma soprattutto dai diversi gradi di ottimismo che dalle due segreterie si vuole far trapelare. Dire: “siamo prossimi” significa ottimizzare l’azione del proprio lavoro ed è quanto avviene negli Stati Uniti: Dire: “tutto può attendere” significa prendere le distanze e annunciare che si intende affrontare quel tavolo di trattativa da una posizione di forza, in ogni caso dalla parte di coloro che sono stati esortati a sedere non certo sostenere la parte di chi lo ha richiesto.
In mezzo a tanto tatticismo ci si inseriscono sempre i soggetti minuscoli che cercano uno strapuntino nel convito della Storia. Sono i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Parlano telefonicamente con Trump per dire la loro con la pretesa di coordinare una strategia comune. Come se questo presidente tenga in alcun conto il parere di qualcuno che non rappresenti in qualche modo la forza. E questi stati non ce l’hanno. Coinvolti in un affare più grande di loro perché sollecitati dal predecessore di Trump ora debbono trovare un modo per uscirne fuori. Magari insieme, magari con dignità.
Ma tornando alle serie possibilità di schiarita, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha rassicurato sulle intenzioni del Presidente: “Donald Trump è sicuramente aperto ad un incontro faccia a faccia con Vladimir Putin”. Ma ha ribadito il trionfalismo del suo datore di lavoro: “L’obiettivo del Presidente è un cessate il fuoco subito”.
Non ci sono segni di distensione chiari, però, a cominciare dalla recessione sulle misure commerciali avverse. Le sanzioni secondarie contro la Russia, confermano, sono un’opzione che rimane sul tavolo. Sul tavolo. Non si intende tagliarle per mostrare buona disponibilità.
Sì, perché altrimenti apparirebbe come debolezza. E siamo quindi daccapo. Perché lo stesso pensa Putin per i bombardamenti.
Sempre la Leavitt ha confermato l’invito al Papa presso la Casa Bianca. Forse c’è bisogno dell’uomo in bianco per spiegare certe dinamiche.