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lunedì, Giugno 9, 2025

La lezione di Landini

IL segretario della Cgil si è intestato la sconfitta al posto del centrosinistra, inevitabilmente

Metti invece se …

Poteva andar peggio per il centrosinistra se fosse andata meglio

Flop referendum

Neanche avvicinato il margine per approssimare un passaggio legislativo dopo questa consultazione

Addio a Benvenuti

Ci ha lasciato oggi una leggenda del nostro sport. Troppo facilmente cancellata appena finita la sua fortuna agonistica, forse perché il suo personaggio aveva lasciato diviso il pubblico italiano per ragioni politiche, o forse anche perché non fece mai nulla per compiacere il grande pubblico, ma anche per il vento contrario a cui la boxe si è trovata negli ultimi cinquanta anni.

Aveva ottantasette anni. Ebbe un palmares di massimo rispetto: Oro olimpico a Roma nel Sessanta, Mondiale Superwelter per un solo anno dal 65 nel ’67 passa ai Medi per diventare campione europeo e subito dopo fino al 70 fu campione del mondo.

Restano leggendari i suoi match notturni perché a tarda notte in difficili dirette televisive era possibile vederli in Italia. Negli Annales il suo scontro con Emile Griffith nel 67. Ancora mitologia l’undicesima ripresa del match in cui mise a tappeto Luis Manuel Rodríguez – “Round of the year” 1969. Ma anche la malinconica debacle contro Carlos Monzon troppo superiore con la quale non ebbe nemmeno una rivincita all’altezza della gloria precedentemente guadagnata. Nondimeno dal 1992 fa parte delle International Boxing Hall of Fame. Un riconoscimento che in Italia è stato dato solo a lui.

Molti i riconoscimenti ottenuti ma poche le menzioni vere e proprio in uno sport come quello della boxe che è stato sempre avaro di gloria vera. La storia personale di Nino Benvenuti si è andata a inserire anche in un frangente territoriale emblematico per il secondo dopoguerra italiano perché nativo dell’Isola d’Istria, quindi di una terra contesa territorialmente. Anche il diritto di cittadinanza italiana fu una conquista per lui.

Probabilmente una parte di pubblico non ha perdonato la sua adesione, fin da giovanissimo, alla destra italiana rappresentata in Parlamento. Un comportamento che deve esser apparso divisivo per l’uso e costume dei soggetti di sport ad un universalismo generico – perché in definitiva già le attività che ci si presta a fare sono oggetto di divisione di opinione, aggiungere l’appartenenza politica fa scattare la pregiudiziale.

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