Dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza che restringe gli ambiti della libera manifestazione del dissenso e della protesta, l’opposizione è chiamata ad un’altra battaglia capitale riguardante un emblema delle conquiste democratiche avvenuto con governi nei quali c’era la fattiva collaborazione del soggetto progressista del panorama politico italiano. L’emblema è la legge 180, quella sui manicomi. La famosissima legge Basaglia in nome dello psichiatra propulsore di questa svolta antropologica della nostra società dove il sistema contenitivo per isolare i casi di disagio psichico dovevano essere superati. E come si dice in gergo, in quel lontano 1978 furono chiusi i manicomi. Finiva la detenzione del malato e anche la costrizione a uno stato di contenimento forzato dell’esuberanza del disagiato psichico.
Sono passati quasi cinquanta anni e molte cose sono cambiate nella nostra società. Tutto si aggiorna. Anche le leggi in cui il nostro paese è stato avanguardia ed esempio nel mondo.
Così dicono in una parte del Parlamento e pare il governo in carica voglia accordarlo. In luogo della famosa “istituzione totale” ora si propongono delle strutture limitate spazialmente ma identicamente riescano a limitare le propaggini sociali costituite dai danni procurati dai vari dissociati a piede libero nelle strade delle nostre città.
Se n’è discusso al Senato in commissione Affari Sociali. Si è preso come testo base il disegno di legge firmato da Francesco Zaffini, presidente di Fratelli d’Italia.
Insorge il Partito Democratico. Gli psichiatri si limitano a dire di voler entrare nella proposta. (Giustamente se non hanno tempo, luogo e modalità di entrare nella testa degli estensori non possono dire alcunché – deformazione professionale). I principi base della Basaglia – dicono, comunque – non si toccano.
Il PD attraverso il senatore Filippo Sensi dice all’Ansa: “La maggioranza di centrodestra mi pare determinata a compiere gravi passi indietro anche sulla salute mentale, mettendo mano alla legge Basaglia. La commissione Affari Sociali, infatti, ha deciso di assumere come testo base per la riforma il ddl firmato da Zaffini, una proposta che riteniamo sbagliata per tre motivi: introduce quelli che abbiamo definito manicomietti, strutture residenziali o semiresidenziali ridotte pensate per le persone affette da problemi mentali; aumenta da 7 a 15 giorni la durata massima dei Tso; codifica la contenzione meccanica delle persone”.
La seduzione della galera come argomento sociale per rimuovere un’inquietudine in luogo del diverso torna come un eterno indeclinabile nelle società ed inevitabilmente si affaccia nel momento in cui le persone hanno paura. Non solo un governo solido, si chiede. Non solo il ricorso alle armi e alla repressione per la devianza sociale. La cancellazione di chi richiama a sé la nozione della differenza come categoria esistente.