Il ministro dell’istruzione e del merito Valditara ha varato le linee guida sulle quali iniziare il livello di discussione per una riforma della formazione dei giovanissimi. L’insegna è quella di essere attuali nelle esigenze ma anche ancorati alle necessità richieste dalla prima formazione del cittadino.
Quindi si riapre alla pratica della scrittura in corsivo, ritenere le poesie a memoria, il latino e finanche l’apprendimento della Storia come della Geografia. In contempo deve essere assecondato il mondo e il futuro. E quindi, l’inglese e la didattica cosiddetta “Stem” (sta per l’istruzione matematico-scientifico-tecnologica).
Un potpourri di apprendimenti ritenuti tutti giusti e indispensabili da cui però ci si chiede quando il bambino avrà tempo per fare il bambino. Come se anche il gioco fine a sé stesso non fosse un momento formativa come l’apprendimento della matematica o dell’informatica.
C’è anche bisogno di più inglese nella didattica. Ma sacrosantemente dell’educazione al rispetto per la donna. Viene assecondata anche l’empatia – come se si potesse apprendere in una materia o possa essere anche questa una materia di apprendimento. Ma non dimentichiamoci della Bibbia! E poi della Storia! Decisive anche l’apprendimento della geografia e la musica per la formazione di una giovane mente.
Il ministro ha effettuato una consultazione pubblica prima di varare la sua proposta di modifica ai programmi scolastici a infanzia, primaria e medie. Quindi ha inviato il documento al Comitato Superiore di Pubblica Istruzione chiedendo un parere, non sappiamo ancora quanto vincolante.
Pare che nei sondaggi diramati dal ministero presso le famiglie si sia chiesto un’illuminazione sulle cose più importanti da chiedere a un giovane essere nel suo percorso formativo e questi siano state le risposte. Come se una cosa complessa quale è la pedagogia possa essere oggetto di pareri perlopiù dati dal sentimento o da una malcelata nostalgia per personalissime esperienze.
E comunque la ggènte (imperativo categorico del democratismo di apparenza) ha guardato alla scrittura a mano e le poesie a memoria (81% di condivisione), ma il 63 per cento ha pensato anche di rispolverare il vecchio latino tanto bistrattato da giovane e guardato con nostalgia da vecchi.
Importante anche la pratica di fare il riassunto. Insegna ad essere logici, concisi, logici nella spiegazione di fatti. Forse è un esercizio a cui dovrebbero esercitarsi anche i pedagogisti dello staff del ministro. Ri-assumere, quindi decisivo diventa l’esercizio di raccogliere a sé prima di dipanarlo in una nuova stesura. IL risultato di un mega sondaggio o di riedizione del vecchio con le esigenze del nuovo non risponde a un nuovo programma formativo.