Oramai quello di Trump non è solo un concetto che denota uno stile e un modo arrembante di prendere afferrare leve delicatissime dell’azione politica. Non si traduce in una pratica oggettivata e tramandata con l’espressione in grado di dargli una vaga significazione gentilizia: The Donald.
Donald Trump è accompagnato da personaggi per lui inossidabili e cumsustanziali. Si chiamano Peter Thiel, Roy Cohn, Kevin Roberts e chiaramente JD Vance. Oltre al derubricato Elon Musk, ma lui fa parte più della storia di come sia potuta avvenire questa rimonta ai vertici e non l’attualità.
Il tutto raccontato con la fluidità di una vera e propria narrazione romantica. Ma poi non può mancare il dubbio metodico di chi si interroga con quello stile tipico di non voler dare nessun personaggio, azione o misfatto come secondario.
Tutto serve a costituire questa nuova entità “cumsustanziale” – sì proprio come quel dio trinitario che abbisogna di varie configurazione per trovare completezza e intensità nella finitezza esperibile.
In tre mesi ha fatto tutto e il contrario di tutto. E sopra a tutto pare che il suo obiettivo sia proprio quello di rovesciare la concezione per cui qualsiasi presidente debba poi tenere conto del deep state e comportarsi di conseguenza. Trump e i suoi non lo fanno. E l’errore principale potrebbe essere quello di considerare come tutto esteriore il suo comportamento: estemporaneo e pazzoide. Il tutto invece pare avere un metodo, secondo l’autrice. C’è invece un progetto politico. Quale? Concentrare capitali privati, tecnologia e capacità di controllo sulla società e di governo sull’opinione pubblica per determinarne le decisioni al di là di qualsiasi ritualità dei sistemi di decisioni riconosciuti dalla cosa pubblica. Sono personaggi molto potenti.
In questa escalation inarrestabile vi recepiscono però dei punti deboli nell’ideologia performativa del nuovo potere. Hanno un obiettivo polemico che di per sé non si tiene in piedi dalla debolezza. Consiste nel cosiddetto wokismo, l’imperante cultura woke.
Sono quindi persuasi che occorra un’azione forte e decisionista per spazzare via pastoie ideologiche e così traghettare l’umanità verso i prossimi alti traguardi che hanno sempre a che fare con grandi conquiste tecnologiche o di dominio temporale. Non si tratta di salvare l’umanità. Bensì di glorificare sé stessi e affermarsi definitivamente come oligarchia del mondo.
Il tutto raccontato con le performance di ciascuno. Tra il divertissement e l’inquietante.
Monica Maggioni, The Presidents, ed. Rai Libri 2025