Le quotazioni del greggio si abbassano e così l’economia della Russia ne percepirà le conseguenze anche per il finanziamento alla guerra. L’analisi un po’ strampalata non la fa un economista che cerca notorietà e titoli sulle agenzie. Si tratta di un altro che con le sue dichiarazioni alza comunque gli indici di ascolto. È Donald Trump. Più esattamente, come stato riportato dall’agenzia Blooberg: “penso che avremo un cessate il fuoco perché i prezzi del petrolio sono bassi”.
Dovrebbe essere una buona argomentazione per convincere Putin, secondo il Presidente degli Stati Uniti che replicava a una domanda sulle sue capacità di persuasione nei confronti di Putin.
Ma la sinapsi tra Russia e il mercato della benzina non è nuovo né originale. Il dissidente campione di scacchi Garry Kasparov aveva già parlato della Russia in modo non troppo lusinghiero e si era affidato a una sintesi icastica: “la Russia di Putin è una pompa di benzina in bancarotta gestita da una mafia”.
Il sistema dovrebbe essere buono, secondo il parlatore momentaneo, per addivenire a più miti consigli nei rapporti con gli altri paesi. Probabilmente si tratta del rilancio da pokerista dell’ultimo minuto con la differenza che nessuno gli chiede di andare a vedere e la posta, in definitiva, non si paga mai.
Ma se così fosse si potrà dire quello che non è stato in grado di fare il fuoco delle armi è invece riuscito al costo della benzina. E la nozione servirebbe a dire che la vera guerra del futuro non sarà fatta con le armi ma con l’arma del ricatto economico e il rischio della messa in povertà di un’intera popolazione.