I sistemi sanitari rischiano di andare in tilt per un problema non ancora risolto. Consiste nella resistenza agli antibiotici, molto spesso provocata da infezioni che si determinano proprio negli ospedali. Si paventare che nel 2050 possa diventare la causa di morte più frequente.
IL motivo della scarsa mobilitazione di risorse sul problema consiste nel fatto che ci sarebbe bisogno di una convergenza di energie, attenzioni e capitali pubblici e privati. Le grandi imprese farmaceutiche trovano economicamente assai più conveniente investire in altri settori di ricerca. In questa situazione la resistenza agli antibiotici resta indietro alle priorità dei vari sistemi sanitari.
Se n’è discusso al convegno organizzato da Onde da Onde e dall’Osservatorio Nazionale per i Diritti del Malato alla Biblioteca del Senato a piazza della Minerva nel pomeriggio di martedì 15 luglio. Solo in Italia ammontano a dodicimila le infezioni ospedaliere.
Invertire la marcia si deve attraverso tante misure. Combattere questo fenomeno in crescita non significa solo trovare altri vaccini, ma anche evitare i contagi e insistere affinché siano adottate misure di igiene più strettamente scrupolose. Evitare in più l’eccessiva somministrazione di questi farmaci.
Tra gli interventi è intervenuto in collegamento Matteo Bassetti, presidente della Società antibatterica. Nella trasmissione del suo messaggio illustra sullo stato dell’arte dei nuovi antibiotici. I prossimi quindici anni, secondo la Commissione Europea, vede Grecia, Cipro e subito dopo l’Italia nei danni procurati dall’antibiotico resistenza. E già da adesso muoiono quarantamila persone ogni anno in Italia. Ma il problema è anche che dal 1980 non abbiamo nuove classi di antibiotici. Questo perché le grandi case farmaceutiche sono restie a investire in tal senso. Ma i nuovi antibiotici ci sono, bisogna solo utilizzarli bene.
Torna sul tema dei nuovi vaccini Fabrizio Pregliasco, Università degli Studi di Milano. Abbiamo nuovi vaccini anche contro il pneumococco, piuttosto anche che per il morbillo. Nuove tecnologie possono velocizzare per rispondere alle esigenze sanitarie del tipo della salmonella o delle infezioni respiratorie simil influenzali. Siamo in fase tre di diversi vaccini con diverse piattaforme per diverse patologie. Anche Pregliasco riprende la questione centrale dell’anagrafe dei vaccini per fare una pianificazione più attenta della vaccinazione.
Chiude i lavori con l’apertura di un altro fronte, Stefano Vella docente dell’Università di Tor Vergata e organizzatore del convegno. Nelle conclusioni accenna alla vaccinazione contro alcune patologie cancerose.
Affrontando un problema emergente si coinvolgono diversi camparti del mondo della cura per la salute.

