Nel nostro paese c’è un grande incompiuto. O meglio, una grande ipocrisia. Si chiama Urbanistica. Vuole giustamente programmare le destinazioni dei territori secondo possibilità e giuste vocazioni. Le sue regole sono ferree. Si stagliano nelle leggi, regolamenti e sistemi di funzionamento interni tra amministrazioni locali e regionali. Vanno da una sede per andare all’altra onde poi tornare nella dimensione di collocazione.
Solo c’è un piccolo particolare. La loro concreta applicazione contrasta totalmente con le esigenze della grande economia, quindi con la disponibilità delle imprese che solo in determinate condizioni e concrete contingenze possono investire. I tempi dell’amministrazioni di stato, parastato ed enti locali non si confanno al pragmatismo del pianeta impresa. E neanche coi suoi appetiti. E qui un nuovo limite tutto italiano.
Nel nostro paese sono scattati diverse condizioni di grande scandalo tanto dal fare notizia assai di più le amministrazioni pubbliche dove tutto è filato liscio.
Si pensava che lo stesso dovesse capitare anche all’industrialissima Milano. Ma anche stavolta il nostro paese deve sorprendere. Perché il caso di Milano non riguarda una città ma il sistema-nazione.
“La Procura vuole i domiciliari per l’assessore Tancredi e l’imprenditore Catella. Perquisizioni in Comune. Coinvolto l’archistar Boeri”. Non si fanno sconti, riporta l’Ansa. E non si risparmia il sindaco. Come potrebbe essere diversamente? Potrebbe essere supposto che grandi manovre vengano effettuate a sua insaputa? Sarebbe questo, sì, un’accusa grave. Ma alla sua insipienza.
Sono i principali quotidiani italiani a pubblicare la notizia che ufficialmente non è trapelata dalla Procura. Secondo il capo d’imputazione il presidente della Commissione per il paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, avrebbe indebitamente indotto a dare o a promettere utilità intorno al progetto del ‘Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella. Ai difende il sindaco. Sempre sui giornali: “il Pirellino? L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare”
Tutto nasce da uno scandalo al sole: “il palazzo alzato da un cortile”. Il resto viene da sé. È stato definito “sistema” di “speculazione edilizia selvaggia”. Una polemica strisciante da anni che ora è diventata inchiesta da parte della Procura di Milano.

