Lo ha detto chiaro e netto davanti l’apparente unanimismo umanitario che dice solennemente: “basta con la guerra a Gaza!” Evidenzia Kaja Kallas, alto rappresentante Ue: “Su Gaza siamo divisi e così non abbiamo voce”.
E aggiunge: “Non sono molto ottimista, persino la nostra proposta su Horizon, molto indulgente, non ha raccolto la maggioranza necessaria, lancia un messaggio che siamo divisi e se non abbiamo una voce unica su questo non abbiamo voce sulla scena globale”.
E al di là della Flottilla e di altre evidenze di carità pelosa utili a lavare la coscienza ma anche per un riscontro di propria visibilità da parte di attori e personaggi pubblici in posizione umanitaria per Gaza, l’esercito israeliano non sembra recedere di un passo. Anzi accelera prima che questi movimenti planetari diventino veramente indigesti. Pare avere premura infatti Idf che vuole sfollare Gaza City tra otto giorni.
La data di riferimento da prendere per un discrimine temporale decisivo è il 22 settembre. Corrisponde al Capodanno ebraico (Rosh Hashanà). Su un’emittente pubblica si è dichiarato proprio questa data come riferimento anche perché per allora l’Idf prenderà il controllo prima del capodanno quando decine di migliaia di riservisti verranno richiamati.
Il proposito è quello dichiarato: “Espellere Hamas e smilitarizzare Gaza per permettere l’ingresso di una forza internazionale, che si rifiuta di entrare finché ci sarà Hamas”. A conferma le fonti di sicurezza dei media israeliani dichiarano anche la maggior parte delle infrastrutture umanitarie nel sud della Striscia è pronta ad accogliere la popolazione che sarà evacuata da Gaza City tra una settimana.
Situazione sempre più ingarbugliata in cui per emergere c’è bisogno di una visione propria del mondo che è proprio quella che manca all’Europa. In mancanza di questa visione rimane solo essere pallidi tifosi di una parte o dell’altra e così essere di fatto appartenenti al conflitto.