“Vieni tu?” “No! Vieni tu!”

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Dialogo tra Putin e Zelensky ridotto a livello basico. Già la comunicazione tra i due è evidentemente difficile, già si mostra come velleitario il ritrovamento di un campo neutro di incontro perché nessun campo sarà mai perfettamente neutro.

Ora all’invito chiaro ed evidente di Putin, il presidente ucraino risponde con un diniego. Infatti Zelensky ha chiaramente respinto l’apertura di Putin che in verità è apparsa a tutti più come una sfida. Ma le contraddizioni fanno parte di questo gioco e scegliere di giocarlo fa parte della contraddizione di esserci dentro.

C’è bisogno però di un faccia a faccia vero e proprio, senza intermediatori, senza The Donald che a questo punto appare più dannoso che utile. Quindi anche se remota come possibilità, si cancella l’ipotesi di un faccia a faccia a Mosca tra i due.

Ma Zelensky non smette di rilanciare proponendo invece un vertice a Kiev. Lo ha detto durante l’intervista a Abc News. Del resto non si può dare tutti i torti a Zelensky quando così argomenta: “io non posso andare a Mosca quando il mio paese è sotto attacco missilistico, ogni giorno. Non posso andare nella capitale di questo terrorista. Putin lo capisce”. E anche dare etichette e titoli al personaggio con il quale dovresti trovare la mediazione non è un buon viatico per trovarla.

Resta il problema, quindi, di trovare le giuste condizioni ambientali per tentare di arrivare ai termini di questa mediazione. E il fatto che si cerchi segna comunque un passo in avanti rispetto a prima dove si tiravano solo bombe, tanto più da una direzione rispetto l’altra.

The Donald nell’ardua decisione non manca di dire la sua. “Risolveremo la questione, li aiuteremo. Vogliamo salvare tante vite, perciò faremo qualcosa”. E improvvisamente si scopre improbabilmente europeista quando poi aggiunge: “l’Europa sarà di gran lunga la prima, loro vogliono essere i primi. L’Europa vuole che la guerra finisca, e finirà. Finirà!”

E allora lo scoglio che neanche si riesce a superare riguarda il dove dovrà avvenire l’incontro. Ci si figuri quando invece si dovrà parlare di controllo del territorio, di eserciti atti a salvaguardare lo status quo, di risorse tese a rimettere in piedi le infrastrutture ucraine e poi di risorse prime.

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