La donna di un due che non c’è

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Ci ha lasciato una grande protagonista del suo tempo

Entrata nel grande cinema americano ne è stata sicuramente protagonista. La grande interprete, donna, raffigurazione dell’esser donna in questa età densa di contraddizioni però ha vissuto sempre il peso centrale di un’altra figura ombra maschile accanto a lei.

Nei primi anni di carriera fu il presunto padre rilevatasi poi una notizia falsa. L’immenso Buster Keaton non fu suo padre nemmeno suo parente. Avevano in comune solo il cognome d’arte ma questa fandonia probabilmente dette un pizzico in più a quell’attrice esordiente che rischiava di essere sommersa in un cast stellare quale fu quello de Il Padrino di Francis Ford Coppola.

L’altra figura maschile sicuramente consiste in Woody Allen. Ma nei duetti che la vedono co-protagonista col genio di Manhattan Diane Keaton resta sempre e comunque una seconda protagonista. Si pone come uno dei poli nei famosi duetti in cui potrebbe essere relegata invece al ruolo di spalla tesa a sostenere la battuta al primo attore. Non fu mai così. Ed è proprio in questo che ha consistito il suo femminismo. L’essere lei, con la sua personalità e le sue evidenziate fragilità, in presenza anche di un mostro di razionalità autoreferenziale rappresentata nel maschile – quasi sempre personificato nella maschera di Woody Allen.

Sopravvivere a tanto non era facile e Diane Keaton ce l’ha fatta egregiamente. I suoi settantanove anni nella Storia del Cinema debbono essere però ricordati nella diversità dei ruoli e nella capacità di stare nel comico come nella tragedia esistenziale. Ma la novità in lei è consistita nel dare pieno risalto alla dimensione esistenziale, pur vestendo un ruolo comico e a mantenere sempre quella armoniosa gradevolezza nel momento in cui vestiva una maschera tragica.

A differenza di tante altre muse ricordate come bellezze assolute e rappresentative di un’epoca, quella di Diane Keaton è stata invece la sua epoca per la capacità di dare un volto ai suoi anni e alle sue contraddizioni sociali. Tenera e raffinata, ma anche complessa e autodistruttiva è riuscita a dare un volto verace alla donna del suo tempo. Fuori quindi dagli effetti di clamore delle tante vincenti per antonomasia, sia nel senso dell’avvenenza del femmineo sia nel senso della vittoria sociale di imporsi in quanto presenza assoluta.

Diane Keaton e le sue maschere sembravano entrare nella scena, così come nel nostro immaginario, con una delicatezza assoluta ma avevano la capacità di affermarsi e trattenersi per sempre. Affermare il suo protagonismo sociale in quanto donna, con tutte le motivazioni che la accompagnano la solita tiritera, non serviva.

Emblematica resterà il duetto nel film Amore e Guerra dove lei davanti a un picco di autocoscienza esistenziale dice di sé di essere la donna tesa ai più grandi ideali trascendenti fino al sacrificio di sé, da una parte, e dall’altre sentirsi anche una gran vacca. E dall’altra parte la risposta tutta la maschile del personaggio interpretato da Woody Allen: “preferisco la metà che dà il latte”.

Tutto questo evidenziava in modo satirico la basicità dell’umore maschile, ma anche metteva a nudo finalmente le contraddizioni di una donna del nostro tempo.

Di tutto questo noi tutti non saremo mai troppo grati.

Le sia lieve la terra

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