L’indirizzo del governo in carica è stato chiarito ieri dal ministro delle finanze Giorgetti e ribadito, come se non bastasse, da Antonio Tajani oggi. Entrambi hanno assicurato che non ci saranno tasse sugli extraprofitti. Quindi le grandi banche o le grandi imprese che hanno recepito enormi ricavi dalle loro operazioni non saranno tassati conseguentemente ma seguendo la percentuale di rito.
Ma è anche vero che l’accordo non è stato ancora trovato. Tutt’al più si prevede che fantozzianamente lo stato possa dire alle banche pluripremiate per i loro introiti: “come è buona lei!” Nel senso che sempre le banche possono dare un contributo. Non si può imporglielo. Giammai! Quale autorevolezza ha indosso il governo della repubblica per chiedere quello che fu chiamato “pizzo di Stato” dalla più grande esponente di questo esecutivo?
Se non imposto il contributo però può essere concordato. Lo ha ribadito Antonio Tajani lasciando la Camera dopo l’informativa su Gaza dove si è limitato alla cronistoria dei fatti che hanno portato e scatenato il conflitto.
Sempre Tajani sugli extraprofitti ha rassicurato le banche: “io sono contrario a infliggere tasse, gli extraprofitti non esistono, Giorgetti ce lo ha assicurato e sono convinto che andrà a finire così”.
Resta sospesa la questione del taglio dell’Irpef. E il secondo partito della coalizione deve pur farsi sentire per non rimanere schiacciato dal presidente di Fratelli d’Italia e il ministro della Lega. Quindi sul taglio dell’Irpef si resta sulle generiche: “l’ideale è che si arrivi a 60 mila euro” di reddito “ma bisogna vedere le coperture, se si arriva a 50mila euro, significa per tutti, non solo per chi guadagna 50 mila euro ma” il taglio sarà “fino ai 50 mila euro, adesso dovrebbe diventare così, ma la manovra la concludiamo venerdì in Consiglio dei ministri, siamo ancora al lavoro” (Ansa).
Ma sempre sul taglio dell’Irpef rassicura: “è un percorso che abbiamo avviato, se non si riesce a fare ora” la riduzione per i redditi fino a 60mila euro “si farà l’anno prossimo”.

