La Manovra in corso di approvazione prevede di detassare il dieci per cento nei rinnovi contrattuali. Aumentano un po’ di più i soldi in tasca per lo stipendio grazie alla detassazione delle buste paga. Solo che non ne godranno i dipendenti pubblici.
La voce del Bilancio attualmente in discussione costa due miliardi ma solo i dipendenti privati riusciranno ad essere un po’ contenti di questo. Ma essendo la misura iniqua, nel senso che non copre l’intero ventaglio del mondo del lavoro, si potrà obiettare che perde senso la detassazione. Ed infatti questo è un argomento che rimarrà in discussione.
La svolta di simpatia un poco liberista farà storcere il naso ai sindacati che trovano nella categoria dei dipendenti pubblici uno dei terreni di adesione più forti. Quindi si prevedono pressioni e proteste in tal senso.
IL punto della manovra ha però il merito di risolvere il problema del fiscal drag. Leggasi come gli stipendi che aumentano ma le tasse li divorano facendoli tornare allo stesso valore sostanziale. Resta un soldino per il caffè e se non ci si affretta si trova anche aumentato, per tanto inadeguato totalmente a sopportare l’aumento del costo della vita.
Se andrà in porto però questa detassazione sarà differenziata dal dieci per cento di aumenti per rinnovo contrattuale ad appannaggio esclusivo dei lavoratori nel settore privato. Privati, saranno così anche i dipendenti pubblici. Privati di aumento. Questi tre milioni di lavoratori gli aumenti sono però già stati finanziati fino al 2030.
Dall’anno scorso pare l’inflazione sia scesa. Ma perché c’è stata una diminuzione della spesa. Ma l’effetto millantato resta che questi precedenti aumenti hanno avuto un effetto lievemente migliorativo nei costi della vita reale.

