Il “gran rifiuto” del tennista Sinner

0
40

Jannik Sinner ha detto no alla maglia azzurra per le finali di Coppa Davis. Gli strenui difensori del Sinner nazionale sono serviti. Coloro che sostenevano l’italianità del tennista altoatesino trovano motivo di limare con cura i propri argomenti a sostegno dell’esser parte del grande tennista al sentimento patrio.

La terza volta vincere la Coppa Davis sarebbe un’inutile manifestazione di potenza per Sinner. Vestire i colori nazionali non gli garba sufficientemente – Altri campionissimi della storia del Tennis non la pensavano così. Rafa Nadal e John McEnroe che la Davis l’hanno raggiunta in cinque diverse edizioni

Sinner è un grande giocatore con racchetta e palla ma quando deve gestire la sua immagine pubblica guarda con attenzione agli amici da assecondare dimenticando il coro dei sostenitori o forse considerandoli patrimonio acquisito. Ma così non è. La gente e i suoi favori uno non se li porta dietro per dotazione naturale. Qualsiasi personaggio pubblico deve fare anche azione finalizzate a restituire la fortuna assegnata dalle condizioni fisiche proprie e dall’altrettanta personale capacità di sacrificarsi per sostenerle. Ma arriva sempre un punto in cui il sostegno di mondo, del tuo mondo, aiuta il personaggio, il leader, a continuare la sua opera.

Succederà anche a Sinner e scoprirà, probabilmente, che quello zoccolo duro delle masse osannanti non ci sono più e il suo viaggio è rimasto in solitaria, buono solo per se stesso con tutti i suoi ricchi introiti procacciati da merendine e giochi elettronici.

Il gran rifiuto di giocare la Coppa Davis, quindi di sostenere i colori nazionali nel Tennis, si aggiunge alla precedente gaffe di aver snobbato l’incontro con il presidente della repubblica italiana, Onorevole Sergio Mattarella, al Quirinale che riconosceva e tributava la squadra italiana di un premio investito dalla massima autorità pubblica.

Sinner che rilasciava interviste in inglese o tedesco, Sinner che non aveva alcun cenno di riconoscimento del suo riferimento di nazionalità – quantomeno come ringraziamento della Federazione che l’ha accompagnato in questa ascesa mondiale – Sinner tutto da solo in questo sport esaltazione dell’individualismo.

Ma ogni individuo esiste in virtù dell’identico e dell’altro da sé al quale confrontarsi in tutti i sensi e latitudini. Quella di Sinner riconosceva solo la sua terra, le sue origini, il suo specifico mondo. Non c’era spazio per il riconoscimento di una vaga e pur lontana identità nazionale.

Questo chi lo ammira deve metterlo in conto. Giustamente può e deve apprezzare la qualità del giocatore, ma come fosse l’espressione alta e personale di un gioco che ha diversi rappresentanti a misurarsi su quel tappeto rosso. Si può tifare Sinner perché è Sinner, perché se ne ammira il suo gioco, agonismo e abilità. Ma avvicinarlo a qualcosa di proprio è fatua illusione.

Quale altra prova per prendere atto di tutto questo?

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here