Si dice tregua si legge Cisgiordania

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Qualche difficoltà per annettersi la Cisgiordania fattualmente già piena di coloni israeliani perché Trump ha dato l’aut aut. Se Israele ci prova gli americani tolgono tutto il sostegno. A parlar chiaro si va.

Del resto la condizione richiesta e accettata dai paesi arabi guardava proprio a quelle terre e il presidente americano aveva avanzato a nome di Netanyahu la garanzia che si sarebbero ritirati gli insediamenti già esistenti e avrebbero smesso ogni pretesa.

D’altra parte, potrebbe rispondere a distanza qualsiasi governo di Israele, con la Cisgiordania troppo libera e di interesse strategico per i suoi avversari tutto lo Stato di Israele non vivrebbe sonni tranquilli per il vicino inquietante.

Ma a mettere i bastoni tra le ruote del carro di Netanyahu ci pensano due proposte di legge per estendere la sovranità israeliana a quella che Israele chiama Giudea e Samaria.

Il presidente ha chiesto e ottenuto al Parlamento israeliano di fermarsi per cancellare il progetto. Sempre Netanyahu appare come una colomba quando parla di: “una deliberata provocazione politica da parte dell’opposizione per seminare discordia durante la visita del vicepresidente Vance” (ANSA).

Lo stesso Vance si era chiesto pubblicamente come era possibile che in sua presenza si mobilitasse questa prova di annessione finale che va in contraddizione al senso del suo mandato.

A garanzia delle buone intenzioni della coalizione di governo il fatto che il Likud e i partiti religiosi non abbiano votato a favore del progetto di annessione.

Ma il giochino della carta vince e la carta perde e della mano che mette con la mano che toglie può stancare chi non conosce questa intellegibile algebra dell’agire con apparente contraddizione tanto dall’esser causa della propria rovina.

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