Se lo dice uno in un bar neanche ci si fa caso. Ordinaria amministrazione. Se lo dice un capo di Stato europeo è un altro conto. Questo capo è Orban, premier ungherese che sia il Papa che la presidente Giorgia Meloni hanno incontrato ieri.
Orban, così alla buona, ci dice anche che Trump sbaglia su Putin. Quelle sanzioni sarebbero un errore e lui intende fare opera di persuasione presso Trump per convincerlo a toglierle alla Russia.
“Stàmo alla pasta e facioli” – si sarebbe detto nella Roma di una volta per esaltare il sapore basico di certi incontri bilaterali che dovrebbero invece esprimere il massimo della diplomazia internazionale.
C’è da chiedersi o cercare di indovinare cosa dirà Viktor Orbàn a Matteo Salvini che invece incontrerà oggi.
La guerra in Ucraina è al centro del contendere ma c’è da chiedersi cosa si potranno dire i due, dato il materiale da loro elaborato finora.
Sempre Orbàn si ripropone: “il punto importante è il futuro dell’economia europea, perché sulla guerra resta ben poco da fare”. E dà la stoccata dando dei minus habens ai colleghi di Bruxelles: “se vogliamo la pace non possiamo seguire corrente mainstream di Bruxelles”.
Ma il nostro eroe è dotato dei più grandi sentimenti quando scrive su un altro organo di rappresentanza per le relazioni internazionali: Facebook. Scrive sempre Orbàn: “vogliamo rimanere fuori dalla febbre della guerra che si diffonde in tutto il mondo. Ecco perché dallo scoppio della guerra russo-ucraina, abbiamo costruito una coalizione contro la guerra”.
E se avesse ragione Orbàn? Chiaramente il suo punto di osservazione è particolarmente interessato per la vicinanza con la Russia e il timore di essere immediatamente coinvolto nelle ostilità qualora divampassero fuori confine.
La logica che oramai appare diffusa consiste nell’adottare “l’economia di guerra” come modello vero e proprio per fronteggiare la crisi di produzione e di mercato presente nel cuore d’Europa. Ma anche nel migliore dei casi – e cioè quando tutto questo non dovesse divampare in nulla di fatto – c’è da dire che alla fine di questo grande escamotage non rimarrebbe nulla altro da fare che consegnarsi alle economie più forti.
E allora affrontare il nemico uscendo dalla grotta adesso, non quando sarà troppo tardi. E magari vestirsi con dettato costituzionale: “l’Italia ripudia la guerra come sistema di risolvere i contenziosi tra paesi”… Diceva così no?

