La famosa espressione latina sta notoriamente per indicare laddove sussista la presenza di un soggetto di maggiore importanza la simultanea venuta meno di quello precedente considerato minore. E ciò avviene sia in ordine temporale, come priorità di occupazione nelle proprie relazioni, sia come rilevanza concettuale – relativamente stavolta allo spessore delle indicazioni rilevate nel confronto tra i due.
Ciò appare aspro ma dire ma si rispecchia nelle categorie di Putin, anche davanti alla possibilità di incontrare Donald Trump o Xi in Cina. La priorità è stata data alla Cina. Ma se, da una parte questa può essere considerata un’ammissione di superiorità in termini di importanza dall’altra potrebbe invece rappresentare il senso di un incontro necessariamente preparatorio a quello che deve essere la soluzione finale e programmatica.
Ma è anche vero che prima di addivenire a questa ultima soluzione di incontro si debbono valutare esattamente le carte che si posseggono in mano. E tutte le carte possono essere dare solo dalla vicina Cina.
E infatti gli Stati Uniti hanno annullato il vertice programmato a Budapest tra il presidente Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin. Del resto, come dare loro torto? La Russia è rimasta ferma sulle sue posizioni intransigenti riguardo alla conclusione del conflitto in Ucraina (Financial Times). È così che il vertice a Budapest si sospende. Mosca si tiene ferma sulle richieste già chiaramente espresse: cessione di ulteriore territorio da parte dell’Ucraina.
Zelenskiy d’altra parte dice che non ritirerà le truppe dai territori per mostrare quella buona volontà chiesta dalla Russia.
Buona volontà che non si attesta in niente se è vero, come riporta Reuters, che la Russia ha lanciato sull’Ucraina da agosto per ventitré volte il missile da crociera 9M729.
D’altra parte dal ministero degli esteri ucraino si conferma l’uso del razzo lanciato da terra in combattimento.
Ma bisogna continuare ad avere fede. Le trattative di pace continuano con altri mezzi e sono tutti di guerra.

