La magistratura scende in campo

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L’Associazione Nazionale Magistrati fa sapere che si è formato il comitato per il No al referendum costituzionale. Presidente esecutivo è Antonio Diella. Presidente onorario, il costituzionalista Enrico Grosso. Dicono di non essere una casta. Ma poi – e non a fortiori di questa ultima asserzione – sostengono pure che non ci sono personaggi politici in questo comitato formato per dare battaglia fino all’ultimo voto referendario.

Secondo questi magistrati impegnati nell’agone referendario non ci saranno tempi più brevi negli iter giudiziari grazie a questa riforma. Si tratta di una riforma che non riforma, ma solo punitiva di una categoria – le argomentazioni. E poi su tutte: “ka riforma minaccia l’indipendenza della magistratura”.

Questa non guasta mai. Però la magistratura può determinare col suo peso specifico tutta la sua capacità di far dipendere la politica dal comportamento dei giudici.

Grande bestemmia nel mondo dei togati la posizione notoria di Antonio Di Pietro per cui la separazione delle carriere rappresenta un passo in avanti.

Si preparano nell’ennesima battaglia del secolo dove sfileranno parole forti e valori inossidabili del nostro comune vivere e sentire: democrazia, Costituzione, libertà, vivere … Ma a fare notizia saranno le stecche, gli eretici, quelli che stanno da una parte ma te li aspettavi dall’altro. E c’è il toto-PD: coloro che nel partito ancora di Elly Schlein che, forse sollecitandone la dismissione in segreteria, si pronunceranno a favore della legge, a favore della separazione delle carriere e positivi anche davanti alla creazione di un nuovo Consiglio della magistratura. Difficilmente ci saranno voci fuori sintonia invece nel centrodestra. La questione grava di un’eredità troppo grande: quella lasciata da Silvio che però porta più oneri che onori o compartecipazioni in vantaggi effettivi.

Potremmo dire che proprio l’idea di Centrodestra, inventata assolutamente da Silvio Berlusconi, abbia trovato in questo grande obiettivo tematico una questione dirimente e irrinunciabile negli anni.

Tanto irrinunciabile e oramai raggiunta che ora è lecito chiedersi: che succede adesso? Siamo pronti nel dare un’accelerazione e far diventare il nostro sistema giudiziario come quello americano?

Ce n’è tanto di bollore da chiedersi cosa ci spetta da tutto ciò e come riusciremo a gestire questa fase in cui si esce finalmente da un Medio Evo fatto di strapotere alla magistratura. E poi il dilemma: ma ne siamo veramente usciti?

Illuminante ed ecumenico il parere dell’avvocato Giandomenico Caiazza: “La separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, in cui ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali”.

Ma la scommessa comincia solo adesso. Dopo aver dato un colpo di assestamento riuscire a tenere questo equilibrio. E niente è scontato. Neanche lo sconto di pena da iter giudiziari che continueranno ad essere lunghi. Troppo.

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