“Il fondo Oaktree non è più il proprietario dell’Inter. Con un’operazione sottotraccia il maxi fondo canadese Brookfield ha rilevato per 3 miliardi di dollari il 26% del fondo Oaktree e con esso ha incamerato anche il 100% della società Inter Fc. In realtà Brookfield già deteneva il pieno controllo di Oaktree: dunque l’operazione non sarebbe che il completamento di un processo di acquisizione già iniziato nel 2019”. È quanto si legge sulle pagine de Il Sole 24 Ore.
Si tratta di una smarcatura, quella dell’Inter, che probabilmente vale più di un gol fatto in acrobazia. Ma denota anche la normalità per cui i fatti più importanti di sport vengano rilevati sui notiziari di Economia piuttosto che nei giornali sportivi.
L’osservazione non vuole eccepire nulla di moralistico o di puramente estetico, quando evidenziare come ogni processo spontaneo costituito nel novero della società concreta, ma anche più generalmente nei comportamenti, usi e abitudini, concorra invece in un fatto di rilevanza economica.
Ma la conseguenza di questo può far supporre che ciascun atto ha un costo oppure deve avere una convenienza pecuniariamente rilevabile. Altrimenti non esiste.
E si tratta di una rilevanza che deve portare a riflessioni, ma anche allarmi se necessario, alla pari delle tanto celebrate meraviglie portate avanti dall’intelligenza artificiale e della verità virtuali che riesce a portare avanti.
Ma questa ultime rilevazioni non avrà il clamore oggi attribuito all’intelligenza artificiale, anche perché come rilevazione in sé non ha quel rango di novità assoluta invece tributato a quanto si riesce a fare attraverso i nostri computer.
Che ogni gesto abbia un costo o un guadagno prevedibile senza del quale quel gesto non esiste, dovrebbe essere un elemento tematico altrettanto importante. Ma invece non è compreso nella pruriginosità del dibattito contemporaneo.
Forse perché in effetti come questione non esiste. Tematizzare questo problema non implica un costo e nemmeno un guadagno. Per tanto nessuno ne è interessato.

