Giornali e giornaloni si sperticano nel ricordare l’anniversario del giorno. L’ammazzamento di Pier Paolo Pasolini e ne consegue la consacrazione delle sue grandi intuizioni di letterato e in genere uomo dei suoi tempi.
Nell’esser tardive e compassionevoli queste considerazioni si mostrano per lo più falsate dal difetto di non far male a nessuno. Troppo facile dire oggi: “aveva ragione quel grande letterato ormai scomparso”. Troppo facile. Quello stesso letterato non può produrre altra letteratura sulla nostra mucillaggine e per tanto può evitare di essere scomodo ma il suo messaggio preso e incasellato nel novero delle memorie. Qualche mea culpa per chi non aveva capito o aveva capito ma non aveva parlato e il gioco è fatto. La paccottiglia malinconica del genio incompreso è servita.
Andando a guardare bene il Pier Paolo Pasolini fu tutt’altro che incompreso perché pubblicava con la frequenza di una casa di produzione: romanzi, articoli, interviste, film, poesie … Non c’era momento in cui si evitava di deliziarci dei suoi fuori-legi – che non sono florilegi. I “fuori leggi” sono quei componimenti letterari tesi a rimarcare l’esser fuori di chi si esprime ma non offrire alcuno strumento interpretativo utile al lettore per interpretare con suoi strumenti la realtà effettuale.
Pier Paolo Pasolini fu il prototipo di quell’eroe borghese che lui tanto diceva di detestare. Sempre teso al proprio ego e sempre portato a puntare l’indice contro qualcosa e qualcuno. Fa suggestione e ancora piace quell’idea di totale e assoluta libertà. Piace il non esser schierato neanche a favore di sé stesso. Piace ancora l’idea di non riuscire mai a capire da che parte farà uscire la palla. Tanto che proprio quando nel mondo c’era una generazione che si ribellava al potere costituito lui si dichiarava contro perché quella generazione era di studenti, quindi per definizione figli della borghesia. E lui negli scontri faceva per i poliziotti perché figli del popolo. Come se si trovasse davanti a una partita di calcio o a un incontro di boxe. Non coglieva il senso storico di una generazione che finalmente diceva no a uno stato di cose e non lo diceva, pur con limiti e grandi sviste, da un punto di vista ideologico. Bensì esclusivamente per essere la prima generazione nata dopo la guerra e che voleva per sé un altro destino di quello conferito dai padri. Tutto questo non era compreso da questo grande profeta dal mondo antico e del diverso da far esplodere come propria soggettività.
Le sue intuizioni letterarie su persone che diventavano personaggi e senza di lui non avrebbero mai trovato la degnità di una menzione nella Storia restano un lascito enorme nella memoria condivisa. Le sue riflessioni poetanti sulla tomba di Gramsci e su un mondo che non esiste più, forse mai esistito, ma nonostante questo non domo e sempre pronto a rigenerarsi riproducendo schemi imposti da qualche alta struttura ma altrettanto rifiutati, resteranno sempre un paradigma per le discussioni a seguire.
Evitiamoci però la liturgia delle consacrazioni. Non ci evitiamo di tratteggiare l’inquietante gestione della sua persona molto incline ad utilizzare questi orpelli di una borghesia arrembante e i frutti di una natura “post-raffaellita” – come ebbe a definirla Luigi Pintor uscendo dal convenevole e dalla consacrazione.
Le dinamiche della sua morte declinano con la definizione di una messa a morte. Ma è quasi sicuramente questa la fine che avrebbe assegnato al protagonista del suo romanzo in cui metteva in chiaro le linee comportamentali della sua persona. Se non avesse fatto questa fine sarebbe oggi meno intenso e significativo il suo messaggio? Forse lo considereremmo un vecchio barbagianni oramai da inserire negli scaffali della memoria.
Domande queste che si muovono sullo sfondo della questione su quanto sia vivo il suo messaggio, oggi. e su quanto ci dica qualcosa in grado di accendere ancora delle intuizioni.
La risposta per chi scrive è che non ne accende. Le sue sono state belle riflessioni per chi ha il gusto e il tempo di crogiolarsi nel riviverle e ripensarle. Un passatempo da bravi frequentatori di belle letture. Amen.

