La torre dei Conti che è crollata alle undici del 3 novembre era stato un sito utilizzato per uffici pubblici fino al 2006. Saltuariamente era luogo di incontri pubblici. Eppure la sua scarsa stabilità era stata posta come argomento di accusa e contumelia tanto che era stata sgomberata e lasciata in stato di abbandono.
I lavori di restauro erano arrivati solo grazie al PNRR con sei milioni novecentomila euro. La torre risale al nono secolo, grazie alla famiglia dei Conti di Anagni e ancora staglia tra largo Corrado Ricci in confluenza con via dei Fori Imperiali.
Nei secoli successivi è stata fortificata nel 1203 grazie ad Innocenzo III. Il restauro era iniziato solo tre anni fa. C’era stato un decennio di totale abbandono.
Quel vecchio giornalismo polveroso di una volta avrebbe titolato: cronaca di un disastro annunciato. Oggi si compiange la morte di un operaio sessantasei anni, Octay Stroici, e nessuno si chiede cosa facesse un sessantaseienne ancora in piena attività alle prese con un lavoro fisicamente così impegnativo. Rimasto undici ore nelle macerie è morto all’ospedale Umberto I.
– Altri quattro operai sono rimasti coinvolti ma con soli danni fisici, sono riusciti comunque a salvare la pelle. Altri cinque lavoratori addetti ai lavori possono raccontarla. Eppure fin dall’inizio lavori erano state valutate come critiche le condizioni in cui si lavorava –
La risposta è quella di annullare la messa in scena delle Frecce Tricolori per l’anniversario della Festa delle Forze Armate che ricorrono il 4 novembre. Bisogna evitare in effetti ogni interferenza alla messa in sicurezza nell’area.
L’ipotesi delle cause del crollo consiste nel cedimento interno alla struttura. Eppure “prima dell’avvio delle opere sono state effettuate indagini strutturali che avevano attestato le condizioni di sicurezza necessarie per procedere agli interventi sui solai”.
Oggi ci si concentra sulle dichiarazioni della portavoce del Cremlino che sarcasticamente vede il nostro sistema destinato al crollo totale perché investe proprie risorse a sostenere la resistenza ucraina. Una dichiarazione pessima e inopportuna, tanto più in sede diplomatica. Ma l’aspetto critico su cui ci si deve concentrare consiste nella decadenza e caduta di un sistema di protezione solo apparente nel nostro stato di cose. Il crollo di un monumento medievale in pieno centro e in pieno restauro, con una morte e potevano essere tante, denota la crisi profonda di un sistema, il nostro.
