IL congedo del Santo Padre dal percorso terreno oramai sembrava un argomento archiviato avendo superato la grave crisi polmonare per cui i gossip si erano moltiplicati. Quasi a voler dare una manifestazione autoevidente di sé inteso innanzitutto come corporeità Papa Francesco aveva voluto essere tra i fedeli e passare, inaspettato e fuori da programma, tra i presenti in piazza San Pietro in uno dei riti domenicali preparativi alla Pasqua.
È stata, a quanto fanno sapere le note di agenzia passate dalle segreterie vaticane, un’emorragia cerebrale a finire il percorso terreno di Bergoglio.
Inevitabili le dichiarazioni da mettere tutte in fila tra le autorità del mondo in commiato alla sua figura che scompare, ma assai più interessanti le dichiarazioni dei fedeli intervistati estemporaneamente a piazza San Pietro. Venuti a dare l’ultimo saluto al loro Sommo Padre è chiaro che il messaggio fortemente diretto al mondo della cristianità sia arrivato a loro, assai meno ai potenti della Terra.
Oltre la tipica giaculatoria in sua memoria sarà ricordato il suo messaggio fortemente popolare e tanto più calato sugli ultimi oppure il suo messaggio di sincretismo per cui pur avendo una formazione e una carriera da gesuita si muovesse in tutto e per tutto come un francescano e per primo avesse voluto prendere proprio il nome di Francesco: il Santo buono a un passo dall’eresia.
Come un eretico infatti questo Papa ha ereditato i pensieri più radicali del suo tempo. Non solo le invocazioni alla pace che si danno a ogni pontefice in carica, ma anche una grande tirata sul rischio per l’ambiente delle malefatte umane. Un modo per alzare una vibrata protesta contro i potenti della Terra e un’apertura fortissima verso il mondo ambientalista e verso il primato dell’ambiente. Il delitto contro gli elementi della natura equiparato a un’offesa a Dio potrebbe essere considerato uno degli aspetti più problematici del suo pontificato sul quale però si sorvolerà molto volentieri.
Al di là del comportamento popolareggiante Bergoglio è stato ben attento a predisporre basi solide al suo pontificato e garantirsi una maggioranza anche senza di lui. Prima di ricoverarsi ha ordinato cardiali e vescovi tali da rafforzare probabilmente la sua componente.
Rimarranno impresse nella Storia le modalità delle sue comunicazioni tali da diventare esse stesse messaggi indelebili. La prima a piazza San Pietro vuota durante la fase più cruenta del Covid in cui non ha rinunciato a dire messa anche nella pioggia. L’esposizione mediatica era il rispondente pieno del nulla rappresentato dalla piazza e la capacità di dare l’intero del suo messaggio: come anche nei momenti di assenza totale la Chiesa c’è e con lei il messaggio evangelico. Altra occasione comunicazionale restano le sue parole in libertà dette in aereo ai giornalisti. Anche la circostanza dello stare in aereo davano una modalità speciale a quelle parole assai più della rivoluzione presente nei suoi contenuti. Bergoglio infatti in contraddizione al messaggio di Paolo faceva una grande concessione al mondo omosessuale: “chi sono io per giudicare?” Dando prima qualcosa di più sostanziale della tolleranza o del perdono, tantopiù della comprensione. Il Papa dall’alto del suo ufficio praticava la sospensione del giudizio. Ma erano pur sempre parole dette in libertà. Parole in aereo, quasi a simulare la sospensione in cui si trovavano tutti.
Diversamente sospeso è apparso invece il suo impegno nello stare sulle cose terrene. Decisamente discutibile qualche lettura sui suoi comportamenti di stigmatizzazione verso il mondo ebraico a causa della perdurata guerra di Israele a Gaza, così come un poco fredda è apparsa l’accoglienza a Zelensky a Roma.
Ma i dati discutibili si confonderanno coi messaggi chiari che, in definitiva, debbono far discutere un mondo intero anche se ha sostanzialmente smesso di farlo.
Difficile capire oggi se il suo messaggio resterà. Sappiamo che oggi ci scopriamo tutti più soli, fedeli e non, credenti e scettici. Sarà difficile raccogliere la sua eredità.
Gli sia lieve la Terra.