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Lo psicodramma Francesco, come ogni vicenda vivente, diventa esponenziale in circostanze di esequie. Ed è ragionevole perché la domanda ricorrente quando chi ci lascia evidenza quel celebrato “vuoto incolmabile”. Ed essendo partecipati anche dall’horror vacui si prova a ipotizzare uno scenario senza il protagonista mancante. Ma in definitiva è un modo, questo, per celebrare ancor meglio il condensato del suo operato come solco storico.

Inevitabilmente è così per un papa, ma ancor più per Francesco che della massima soglia pontificia ha rappresentato l’espressione caratterizzante per dodici anni.

Un elemento apparentemente superficiale ma di fatto sostanziale è quello della rinuncia sui paramenti e suoi grandi orpelli pontifici. A questo punto il nuovo Papa non potrà recuperarli come suo antico retaggio. Ma non si potrà allora nascondere che essendo quello l’atteggiamento corretto per la massima espressione della cristianità i suoi predecessori fossero in errore. Ed è questa parola che entra sempre in collisione con la figura del grande padre attuale della cristianità.

La sua capacità di parlare al mondo dei non credenti sarà inversamente proporzionale a quello di interfacciarsi con le altre gerarchie della Chiesa ma sono questi ultimi a decidere per la continuità o discontinuità del suo indirizzo gerarchico.

I cardinali eletti o nominati dai confini del mondo non è detto siano tutti in sintonia col pensiero di Bergoglio. Ma i sincretismi e le coesioni del mondo della Chiesa seguono criteri molto diversi da quelli del senso comune conosciuto nell’ordinaria politica divisa da progressismo e conservatorismo. Il conservatore nella Chiesa può essere declinato in modo totalmente diverso ed essere un predicatore del pauperimo col ritorno alle origini dei Padri che dettero i fondamenti.

Tutto questo dovrà rispondere a due ordini di problematiche completamente diverse: governare il mondo della Chiesa con tutte le asperità possibili e immaginabile e ignote ai più, dall’altra parte porsi come autorevole presenza nel mondo per interloquire coi grandi della Terra. E tra questi grandi oramai bisogna anche contare i possessori di capitali immensi ai quali i governatori della casse del Vaticano guardano sempre con attento interesse.

Quindi mai come stavolta il papa che uscirà dal conclave dovrà conoscere integralmente i sistemi di funzionamento di Santa Madre Chiesa, internamente ed esternamente a lei. Con la presenza del cosiddetto “turbocapitalismo” in cui ciascuno ha libertà secondo quanto riesce ad esprimere in termini di forza sarà un lavoro ancora più difficile.

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