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martedì, Luglio 1, 2025

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Achille si impietosì Medea no

La figura di Medea è stata diversamente interpretata e tramandata nella tradizione classica. Quella fornita Euripide offre una visione più totalizzante perché questa figura di donna è totalmente conseguente al suo proposito di vendetta e non esita al massimo del sacrificio, anche su di lei, per perseguirla.

Le diverse trattazioni ne avevano invece delineato una figura appena adombrata, il cui dato evidente del crimine poteva rispondere anche a una possibile calunnia. La figura di donna era contratta in un meccanismo stringente che preservava la sua figura di vittima.

Con la Medea di Euripide si rovesciano questa categorie. Nel perseguire il suo proposito vendicativo nei confronti di Giasone uccidendo i figli è artefice anche di un raggiro e mostra lucida determinazione nel perseguire fino alla fine l’indirizzo del suo proposito. Poco conta il male che ne scaturirà per lei e la condanna da subire per l’eternità. Almeno per una volta una donna non sarà messa da parte e resa strumento del marito che l’ha usata per poi abbandonarla.

Non riesce ad essere nemmeno un’eroina modera, Medea. Troppo grande e troppo potente il suo delirante omicidio che vuole riportare condizioni di parità nella sofferenza. Non può essere sufficiente la motivazione per cui l’uomo va in guerra e affronta altri soldati, un parto consiste in una sofferenza per cui preferirebbe ingaggiare le armi e scendere in guerra.

Quella di Medea è anche più potente di una morale rovesciata. Lei inventa un piano etico inesistente e inconsapevole all’umanità. L’orrore da lei procurato risponde perfettamente all’orrore per la vita e per le condizioni in cui una donna è obbligata in ruoli impossibili da sopportare. Ma la sua maledizione consiste non solo nella sua sofferenza bensì nel fatto che il suo esempio per abnormità non potrà essere seguito e non potrà fornire un modello per nessuna altra donna al mondo.

Ed è per questo che l’immagine della Medea di Euripide rimane scolpita nella memoria e resta come un colpo alle viscere. Ma non riesce proprio per questo secondo struggente aspetto a diventare un mito. Meglio dimenticarla che annoverarla anche come esempio negativo.

Il suo gesto evidenzia oltre l’eroismo dell’accettazione di assoluta unicità, anche l’unicità nei confronti del genere maschile in grado di esprimere pietà, come quella dimostrata da Achille dove aver fatto scempio del corpo di Ettore: lo riconsegna al padre. Medea non conosce pietà.

La cultura del Novecento avida di archetipi drammaturgici tramandati dall’antichità si è guardata bene dal riprendere Medea come figura-tipo. Il suo dramma non riesce a trovare una sublimazione nella descrizione delle dinamiche per le quali è stato condotto. Ed in definitiva il dramma è dramma per questo.

( Euripide, Medea, ed. Feltrinelli, pagg.129, Milano, 1995 )

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