Missione: decifrare la struttura 3D delle proteine. Grazie all’intelligenza artificiale ora è possibile. L’argomento in verità ha consentito a John Jumper, David Baker e Damis Hassabis di vincere un premio Nobel nel 2024.
Precursore fu AlphaFold. Ora Google DeepMind presenta un nuovo modello di IA chiamato AlphaGenome.
Si tratta di leggere la materia oscura del Dna. (Almeno così è definite negli ambienti dei ricercatori per riferirsi a materia tutta da discernere e di cui si vela nell’esatta ostentazione delle definizioni funzionali). In altri termini si tratta di sequenze genetiche non codificate per proteine ma funzionali nella loro attività.
Precedentemente considerate come deteriori, come fosse un oggetto di materia inferiore da annichilire come valore e importanza. (Segno che anche in Scienza quel che non si capisce si ghettizza). Quelle che erano indecifrabili tratti da escludere rappresentano il novantotto per cento del Dna umano.
Ne notizia l’Ansa. La pubblicazione deve ancora essere ammessa tra le pubblicazioni scientifiche. Segno anche qui almeno di una resistenza nei confronti di quel che non si controlla appieno. (I notiziari scientifici non pubblicano solo verità assolute, inconfutabile e assolutamente inoppugnabili. Si forgiano invece di ipotesi costruttive o descrittive di ambiti tutti da continuare ad esplorare).
Ma il genetista intervistato dall’Ansa riporta che: “la parte codificante del nostro genoma, formata da circa ventimila geni, è ormai ben nota”. E aggiunge: “il resto, invece, è estremamente eterogeneo: una parte è costituita da Dna ripetitivo, un’altra è formata da elementi mobili che possono modificare la loro posizionSi tratta comunque sempre di geni, stimati da i sessanta ai sessantatré mila, che però codificano per Rna”.
L’importanza di avere la capacità conoscitiva di questo tipo è dettata dal fatto che si può rintracciare una sorta di famiglia di appartenenza. ( Eh sì, il gene della famiglia esce sempre fuori ed è da comprendere bene ).