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Si presenta il secondo atto della storia su L’Isola di Talamhbèag alla libreria Le Storie in via Ostiense 133.

In una repubblica di urlatori come può interessare una narrazione nel vuoto dell’essente? Le cinguettanti però sono tornate. Rispuntano, quasi loro malgrado, in un’isola d’Irlanda dove i testimoni del racconto rinverdiscono una vecchia leggenda che sembrava sepolta. Non lo era minimamente. E le misteriose donne emergenti tengono a dispiegare la loro voce anche se non intelligibile ai più. ⁰ⁿ

I testimoni capiscono in breve quanto forse sapevano già: “la nostra vita può esistere non solo in questa dimensione, ma anche in altre, per altri spazi che non crederemmo possibili” (ivi, pag. 29).

Si tratta di disvelare l’ “incrocio di avvenimenti” successo molti anni prima. E attraverso l’accaduto il criterio per interpretare quel che accade. “Mondi sovrapposti” (pag. 37) si dinamizzano ritenendo impossibile la compatibilità tra loro.

Si dipana la seconda narrazione de L’Isola di Talamhbèag. Continua così dalla precedente proprio col ritorno delle cinguettanti.

Fuorviante la decodifica metaforica. Il lettore si immerge gradualmente nell’incanto della sospensione dal reale. Non prescinde però dalla adesione al vero. E ciò comunque è espresso in questa stessa sospensione dove richiami e rimandi possono restare nella testa del lettore senza l’obbligo di comprendere se attengono alla intenzionalità della narrazione.

Bisogna stare in quell’isola e condividerne l’incanto. Stare dentro la storia. E capire come La Storia è spesso solo quella passata al setaccio delle versioni o dei filtri apportati.

E allora restiamo. E tentiamo di capire i cinguettii. Ci raccontano versioni inusitate.

( Carlo Molinari, L’Isola di Talamhbèag, ed. Le Storie, 2025, Roma )

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