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martedì, Luglio 15, 2025

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La vittoria del campione di tennis altoatesino ha mosso un fremito di orgoglio nazionale che da tempo le cronache sportive non davano modo di suscitare. Il campione di tennis vincendo a Winbledon e aggiudicandosi il Grande Slam ha rinverdito il sentimento patrio da tempo dissipato nelle brutte figure in altre discipline sportive internazionali, prima di tutti il Calcio.

Le precedenti gaffe dell’atleta in termini di italianità non hanno minimamente fatto deflettere la fede degli italiani nella voglia di rassicurazioni in res gestae proiettate su altri e non sulle proprie individuali azioni.

È storia di sempre. Gli italiani – concetto assai problematico perché offuscato sempre dalle prioritarie appartenenze di campanile – si sono sempre sentiti gratificati da grandi azioni di grandi personalità con l’aura di assurgere a loro rappresentazione personale.

Ma se l’operazione arriva placida, benigna, diretta, in caso di tanti campioni come Valentino Rossi, Alberto Tomba, Gigi Riva, Gianni Rivera, Paolo Rossi è perché ciascuno rappresentava a pieno titolo un aspetto decisivo dell’italianità. Il valore del sentimento patrio acquisiva uno spessore assente in altre manifestazioni sociali. E questo perché ciascuno rappresentava uno spaccato importante del modo di essere del nostro paese, quindi a ben ragione se ne faceva portatore nel mondo. Paolo Rossi, la scaltrezza, l’opportunismo, la determinazione nel fare la cosa giusta al momento giusto. Roberto Tomba, la potenza, il risultato, la fortuna col gentil sesso. Valentino Rossi, la sagacia e la capacità di inverdire una grande tradizione nell’innovazione quale è l’affermazione nel mondo dei motori. Ma lo stesso dobbiamo dire nel caso del grande Giacomo Agostini… Gli esempi e le esemplificazioni significanti potrebbero moltiplicarsi.

Manca però lo stesso riferimento per Sinner. Ha vinto grazie alla debacle del suo avversario che lo stava superando nel precedente incontro di Winbledon. Tutti ricordano la gaffe sesquipedale di non partecipare al ricevimento al Quirinale dal Presidente della repubblica dove era stata esplicitamente invitato per il riconoscimento ufficiale la federazione italiana tennis. Sinner non c’era. E non aveva altri obblighi istituzionali. Giocava. Aveva semplicemente snobbato la sede massimamente istituzionale di quello che dovrebbe essere il suo paese, lo stesso che oggi lo inneggia. Sinner non si comporta come un campione vero. “Campione” sta anche per modello. E lui non lo è.

Costretto al ritiro temporaneo per una vicenda poco chiara o comunque spiegata male relativamente a creme dall’effetto dopante. Ci bombarda in televisione ogni giorno di pubblicità ai prodotti più vari, quando invece un personaggio di grande immagine dovrebbe astenersi da dare la sua figura a uno sponsor. La sua immagine dovrebbe essere compresa nel novero delle figure pubbliche. Sinner guarda ad altro.

Nella premiazione si è soffermato sul valore di essere italiano, ma è perché dovrebbe essergli arrivato un richiamo, una segnalazione. In altre circostanze precedenti rispondeva alle domande in tedesco. Un atteggiamento per differenziarsi grandemente dal contesto che l’ha voluto lì ed ora lo osanna.

Ma gli italiani si giubilano di lui. Hanno bisogno di un’entità di cui giubilarsi. Come gli ignavi che seguivano simboli cangianti all’ingresso dell’Inferno dantesco.

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